- Trama
- Incipit
(età 11+)
Questa riscrittura di Hansel e Gretel cambia il tempo e le ambientazioni della fiaba originale, al bosco si sostituisce la grande metropoli dove i bambini si perdono; alle briciole di pane che Hansel semina nel sentiero si sostituiscono le impronte di vernice che Anselmo semina sui marciapiedi della città dopo aver calpestato l’opera di uno street artist; al posto della casa di marzapane c’è un buffet principesco di dolci in una stanza d’albergo; al posto della vecchia brutta strega malvagia, c’è una donna bellissima, una regina di Instagram, che però sotto il trucco nasconde una terribile violenza. Cambia il mondo e il tempo, cambia l’avventura, ma il cuore della fiaba è animato dallo stesso sangue.
Il padre siede in poltrona. Sui braccioli un lembo di coperta nasconde strappi di spugna. Tutte le notti siede lì, nel piccolo soggiorno, e batte a terra il bastone da zoppo, tum tum, mentre con gli occhi spalancati guarda nel buio, tutte le notti, in silenzio, finché l’alba si affaccia alla finestra, e i suoi pensieri sono cupi, compressi nella testa: escono dalle orecchie pelose e dal naso bitorzoluto, per confondersi col buio, come ballerini vestiti di nero in una macabra danza notturna.
E intanto batte a terra il bastone, tum tum, il bastone da zoppo. È un uomo grosso e curvo, la testa calva, il viso arcigno, veste sempre la tuta blu della fabbrica, anche se non lavora più da quando ha avuto l’incidente alla gamba e l’hanno licenziato; le sue scarpe sono nere, scarpe ortopediche, col tacco alto un palmo la destra, con la punta di metallo la sinistra. Tum tum, batte il bastone il padre, e i bambini nella camera accanto, stretti l’uno all’altra, sotto l’unica coperta, nel materasso steso a terra, sussultano a ogni colpo.
«Dormite, dormite», dice la madre, distesa sulla brandina all’angolo. «Dormite», blatera inquieta, voltandosi su se stessa come in bilico tra il sonno e la veglia.
Ma Anselmo e Greta non dormono, non stasera. Si parlano silenziosamente, senza parlare, muovendo le mani in un linguaggio tutto loro simile a quello dei muti, anche se muti non sono.