DOVE ABITANO I MOSTRI

€16,00 - 208 pagine97832790764
  • Trama
  • Incipit

(13+)

Dopo ottantadue giorni di esilio, Bianca abbandona le montagne e gli amici del rifugio con cui ha ritrovato la strada verso se stessa, e torna a casa. Qui rivede tutti quelli che ha lasciato, ma nulla è come si aspettava. Durante le settimane della sua assenza, la verità circa gli eventi dei mesi precedenti è venuta alla luce e non ci sono più segreti: le responsabilità sono chiare e così la cattiveria, il male, la sofferenza, la sua debolezza, ogni cosa è stata rivelata. Ripartire con la sua vita è più difficile di quanto credesse perché tutti si aspettano che i giorni riprendano là dove si sono interrotti, all’inizio delle vacanze, quando è sparita attraversando l’autostrada. Tutti, tranne lei. Le attenzioni eccessive della sua famiglia la soffocano; il pensiero della sua carnefice, costante e sotteso a ogni evento della sua riconquistata normalità, insidia come un veleno le sue giornate; gli incubi, la sofferenza di tanti intorno a lei, i mostri di tutti che masticano la voglia di vivere, di farcela, di avere un domani, che nutrono il desiderio di vendetta, schiacciano Bianca in un mondo minuscolo e senza ossigeno. Saranno gli amici, quelli veri, a restituire la corretta prospettiva sulle cose e a permettere a Bianca di scegliere tra il perdono e la vendetta, per trovare il proprio posto in un mondo che, per quanto imperfetto, è il luogo giusto per volare.

Mi manca sognare.
Chissà se tu ce la fai, ad addormentarti in pace, sentendo il peso delle lenzuola sulla pelle. O se hai paura ogni volta che chiudi gli occhi, paura dei luoghi dove ti porterà la tua mente, paura della paura che avrai.
Chissà.
Quando mi sveglio e scopro che è mattina, è un sollievo.
Per qualche ora non tornerò più in quella strada buia e lucida, dove qualcuno mi segue. Pioviggina sempre e l’asfalto riflette le luci dei lampioni, è come un film in bianco e nero, io non sono che una sagoma che trema, le spalle, le gambe, ogni tanto mi volto appena per vedere chi è che mi segue, non vedo mai nessuno, ma sento i passi. Risuonano sempre più vicini, sempre più vicini, mi stringo nella giacca e accelero, ma non serve. Lo sconosciuto è dietro di me, la strada sempre più buia, più stretta, si chiude in un vicolo, finisco contro un muro, resto lì, con il mio respiro che copre tutti i rumori, e la paura che mi intorpidisce le gambe, la certezza che lo sconosciuto mi ha raggiunto ed è alle mie spalle, e che non è affatto uno sconosciuto ma che sei tu, tu, lo so anche se non ti guardo in faccia, picchio i pugni sul muro e piango, sei tu, che vuoi farmi del male, sei tu, provo a voltarmi per guardarti in faccia e affrontarti finalmente ma, immancabilmente, mi sveglio.
Con il sudore che mi scivola lungo la fronte e giù per la schiena. Con l’affanno, come se avessi corso davvero.
Apro e chiudo gli occhi, intravedo i contorni alieni della stanza, porto le mani al petto e sento il mio battito accelerato, mi fa un po’ male, il mio cuore ancora non molla nonostante tutto, e ogni notte picchia contro le pareti della mia vita, e ritorna sempre lì, nella mia paura, nel mio dolore, sotto le mie cicatrici dove ancora scorre un fiume di lava rabbiosa.
Mi manca sognare.
Mi manca tutto ciò che non sia questo dolore.

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