- Trama
- Incipit
(età 11+)
Didi ha 12 anni, è irrequieto e solitario. Da quando vive con la zia Betta ha pochi ricordi della madre, ma sono ciò a cui tiene di più. Non ha amici e appena può scappa nel bosco. È lì e sulle pendici della montagna che domina il paese in cui vive che ha costruito i suoi nascondigli, luoghi remoti, quasi impossibili da raggiungere. Ci ha portato provviste, libri e tutta una serie di congegni meccanici con cui costruirà la “macchina tigre”. Perché Didi sogna di prevedere gli avvenimenti futuri e quella macchina lo aiuterà a farlo. Ma la macchina tigre riuscirà a proteggerlo dall’arrivo del Monaco Nero e da quell’uomo mai visto che dicono sia suo padre? A Didi non resta che scappare, ancora una volta in uno dei suoi nascondigli. Il più pericoloso da raggiunge: il Nascondiglio Innominato.
Quel che esce dalle budella del Pip non mente mai! L’evidenza era ovvia, di un rigore assolutamente scientifico come il calcolo dell’area del quadrato o lo sputare sangue quando ci avevi la tibicì. Che ci provasse qualcuno a smentirlo: se non era vero, allora perché adesso lui si ritrovava con la guancia sinistra in fiamme, dove c’era il segno dello sberlone che la zia Betta gli aveva mollato? “Domani sarà una giornata merdosa”, questo stava scritto nelle cacchette rossoviola e nel molliciume spuzzolente che il pipistrello Pip aveva lasciato in bella evidenza sul pavimento del Nascondiglio Numero Tre: la forma inconfondibile del Peloponneso, così come sta sul manuale di Storia, che è praticamente una gran manona rivolta verso il basso. Didi rifletteva seduto sulla corriera, con la fronte premuta contro il sedile anteriore, come se avesse dovuto contenere un conato di vomito.