- Trama
- Incipit
(età 12+)
Il corpo di Else Cohen, anziana donna di origini tedesche, viene ritrovato nel Tevere, all’altezza dell’Isola Tiberina. Dopo una prima ipotesi di suicidio, le indagini della polizia portano a una formale accusa di omicidio nei confronti di Lillo, un ragazzo che tutti, nel suo quartiere, chiamano “lo scemo” per via di un evidente ritardo mentale. Ma Lillo non è un ragazzo violento. Lo sa bene Serena, un’adolescente che abita nella stessa zona periferica e isolata dal corpo della città. Serena non ha una particolare simpatia per Lillo e, come tutti, lo tratta da “scemo” ma, nel caso della morte di Else, sa che il ragazzo non ne è responsabile. Si azzarda ad affermarlo con ostinazione, ma nessuno le dà retta: Lillo è il colpevole perfetto. Serena però non si dà per vinta e insieme ad altri due ragazzi – Marchetto e Cristiano – comincia una sua personalissima indagine che prende le mosse dalla biografia della vittima. Chi era veramente Else? Chi poteva volerne la morte? È l’inizio di una ricerca che li porta a esplorare Roma, a scoprire la storia del ghetto e che li catapulta nel passato, fino alla rivelazione finale che scagionerà definitivamente Lillo.
Dicono: la città è vuota. Non è. Mai. Neppure d’estate. Quel giorno c’erano suoni che rimbalzavano da un palazzo all’altro e sembravano voler inondare la piazza assolata. La voce femminile era roca. Mormorava, sibilava: «Sei scemo, sei scemo. Sta zitto. Sei scemo». L’altra era una voce giovane, acuta e spezzettata da singhiozzi. Staccava, nel silenzio della domenica, un borbottare acuto, sgradevole all’udito. Noioso, cantilenava: «Merda, merda, merda». Voci ripetute, aspre, un susseguirsi di scalpiccii. C’era da immaginare che proprio lì, nel cortile, si fosse scatenata un’acchiapparella. C’era chi scappava e chi gli andava dietro. Quello che scappava aveva paura. Dietro correva uno veloce, che non sbagliava un passo. E il “Merda, merda” e il “Non hai scampo!” facevano del dialogo televisivo il “cugino americano” dell’altro confronto, quello del terzo piano fronte strada.
La ragazzina si affacciò al balcone. Sullo schermo tv, il poliziotto americano incalzava un uomo sudato, che correva su una strada ripida. In fondo il mare di un blu scuro, che sembrava finto. “Fermo!” diceva il poliziotto con la camicia sudata. La parola superò le spalle della ragazzina, rimbalzò verso il cortile e si disperse. La ragazzina spense la tv.