Un percorso di lettura e scrittura entusiasmante e sorprendente con gli alunni della seconda 2F della scuola media Francesco Anzani di Cantù.
Il racconto che abbiamo scelto, tra quelli che ci sono arrivati in redazione, si è distinto per originalità e messa in pratica di tutti i trucchi visti insieme, durante il laboratorio. Buoni i dialoghi e interessante lo sviluppo dei due personaggi detective che non sono scontati e studiano criminologia…Potrebbe perfino diventare un romanzo.
Un ringraziamento particolare alla Prof.ssa Alessandra Gerosa, referente per il progetto “Leggere e scrivere in giallo con Pelledoca”.
Farah Ben Arfa, Rebecca Ciceri, David Moreno Gallardo, Stella Orlotti, Letizia Ruggeri – classe 2F
ASSASSINIO IN VILLA
Erano passati due giorni dall’arresto di Moreno e Rebecca aveva già in mente il programma dell’estate con suo padre. Ma non era l’unica cosa che le frullava in testa…spesso si chiedeva: <<Risolverò mai un altro caso? Diventerò mai come mia madre?… Quale sarà il mio lavoro?>>
Presto il vento caldo si trasformò in un’ondata di aria gelida autunnale e la scuola ricominciò. Le mancavano soli pochi mesi per scegliere il suo futuro…
<<Hey!>> urlò Jacopo da lontano <<Hai già scelto cosa fare alle superiori.>>
<<Non ancora…>>
<<Manca solo un mese all’iscrizione.>>
Rebecca aggiunse: <<Possiamo continuare quello che abbiamo cominciato…>>
<<Ovvero?>> chiese Jacopo perplesso.
<<Studiare criminologia!>>
E così fecero entrambi…
ANNI DOPO…
Jacopo e Rebecca avevano terminato gli studi con molto impegno e finalmente erano liberi.
<<Rebe, dobbiamo festeggiare!>>
<<Già! Ci siamo meritati una bella vacanza!>>
<<Che ne dici di andare in montagna…come ai vecchi tempi?>>
<<Sarebbe bellissimo!>>
Dopo una settimana Rebecca e Jacopo erano indaffarati a fare le valigie. Arrivarono al villaggio delle Farfalle, un paesino in alta montagna, molto tranquillo. Mentre trascorrevano sereni le loro meritate vacanze, un giorno una signora li avvicinò.
<<Signori, signori>> chiese in lacrime. <<Ho sentito dire che voi siete dei detective. E’ morto mio marito poche ore fa, mentre era a visitare Villa della Pigna.>>
Dopo poche ore Rebecca e Jacopo si recarono sul luogo del delitto. La vittima era un uomo disteso in terra, con occhi sorpresi e una scia di sangue secco lungo le spalle. I detective lo voltarono a pancia in giù e sul collo trovarono una ferita profonda. Lì vicino c’era il suo telefono. Rebecca lo raccolse. Chi potrebbe essere stato? Troppi sospettati…. la donna delle pulizie, il cuoco, la guida turistica, il proprietario e la moglie. Rebecca rifletté a lungo ed esclamò: <<Sono troppi, troppi sospettati e troppi dubbi! Dobbiamo darci da fare!>>
Dopo aver analizzato il cadavere, Jacopo aggiunse rivolgendosi alla moglie: <<Scusi, signora Giulia, potrebbe venire nell’albergo in cui alloggiamo? Vorrei chiarire alcune cose.>>
Più tardi nell’albergo proseguì: << Signora, vogliamo approfondire il passato di suo marito.>>
Giulia incominciò a piangere e singhiozzò: <<Grazie di tutto, fatemi tutte le domande che volete.>>
Jacopo iniziò: <<Possiamo avere i suoi documenti e quelli di suo marito.>>
Giulia consegnò la carta d’identità, la carta di credito, la tessera sanitaria e il suo portafoglio. Jacopo intervenne: <<Terremo sia i documenti che il cellulare per qualche giorno.>> Poi aggiunse: <<Dov’era il giorno dell’omicidio?>>
<<All’ora dell’omicidio ero al supermercato a prendere i panini per il pranzo.>>
<<Che tipo era suo marito?>> volle sapere Rebecca.
<< Si chiamava Gabriele, aveva 36 anni, occhi azzurro ghiaccio, capelli ricci, neri e crespi. Era abbastanza magrolino, ma molto muscoloso. Eravamo sposati ormai da quattro anni e abbiamo due gemelli maschi, che si chiamano Giacomo e Giovanni. Andava ogni fine settimana con i suoi figliuoli in bici. Da piccolo sognava di lavorare nel cinema, ma poi alla fine si dedicò all’economia e diventò un grande imprenditore: quel lavoro non era esattamente il suo sogno, ma gli piaceva moltissimo. Adorava viaggiare e scoprire nuove mete da condividere con me e con i nostri figli. Siamo qua da tre giorni, noi trascorriamo sempre l’estate in questo paesino.>>
<<Che rapporto aveva con suo marito?>>
<<Siamo sempre stati una coppia felice, però a volte ci capitava di discutere, per esempio il giorno prima dell’omicidio: avevamo litigato perché facevamo fatica a pagare l’affitto e lui era sempre in giro.>><<Interessante, ora può andare.>> concluse Rebecca.
<<Arrivederci!>>
Iniziarono a fare diversi interrogatori, ma nessuno aveva avuto rapporti con Gabriele. Il gioco era fatto, la moglie era l’assassina: aveva un movente e non aveva un alibi. Dopo tutti gli interrogatori Jacopo e Rebecca analizzarono il portafoglio di Giulia: trovarono lo scontrino del supermercato con la data e l’ora esatta dell’omicidio.
<<Giulia ha un alibi!!! Non può essere stata lei…>>
Mancava una sola persona da interrogare: Akir, il proprietario della villa. Era un uomo di età avanzata, intorno ai 62 anni; di brutto aspetto: spelacchiato come un pulcino bagnato, aveva occhi piccoli come chicchi d’uva che ti scrutavano sempre sospettosi… Akir entrò nella stanza, si salutarono e Rebecca iniziò con le domande: <<Dov’era quando è successo l’omicidio?>>
Akir rispose: <<Durante l’omicidio ero in viaggio a Londra dai miei parenti, sono tornato oggi, appena ho saputo dell’accaduto>>
Jacopo intervenne: <<Mi potrebbe far vedere il biglietto dell’aereo?>>
Lui si giustificò: <<L’ho perso nel viaggio di ritorno.>>
<<Ok, visto che non ha il biglietto, ci può mostrare il cellulare?>>
<<Va bene, tanto non ho niente da nascondere!>> balbettò Akir.
Jacopo fece scorrere le foto, notò un piccolo dettaglio e riferì a Rebecca la differenza: la data della foto del viaggio non corrispondeva a quella dell’omicidio. Chiesero ad Akir spiegazioni e lui si difese dicendo: <<Nei giorni scorsi ha sempre piovuto e quindi siamo stati a casa. Queste foto sono dello scorso incontro con mio cugino.>>
Si salutarono, mentre i due investigatori si scambiavano occhiate sospettose. Jacopo lesse ad alta voce tutti i suoi appunti e fecero scorrere le foto del cellulare di Gabriele, solo poco dopo notarono l’ultima foto che Gabriele aveva scattato… e capirono tutto: nella foto c’era l’assassino… ERA AKIR!!!L’omicidio era avvenuto così: Gabriele era entrato nella stanza misteriosa della villa. Aveva acceso una piccola lampadina ed ecco che si era illuminata una parete interamente ricoperta di …armi! A quel punto aveva preso il telefono per scattarsi un bel selfie riprendendo tutto…. ma appena era scattato il flash, un coltello affilato lo aveva pugnalato una, due, tre volte, finché non era caduto a terra e il telefono insieme a lui. Nella foto era stato ripreso anche Akir. Akir fu convocato da Rebecca e Jacopo.
<<Sappiamo chi è stato>> si voltarono verso Akir. <<E’ stato lei!!>>
<<N-no! Vi sb-sbagliate…>>
<<E allora chi c’è in questa foto con un coltello? Questa foto corrisponde all’ora dell’omicidio…. Cosa ci nasconde, Akir? Perchè lo ha ammazzato? Se non ci dice cosa ci nasconde, lo dirà alla polizia.>>
<<Va bene!! L’ho ucciso perché Gabriele, gironzolando per la villa, era entrato ignaro nella stanza in cui nascondevo le mie armi….. pistole, fucili, granate che lui ha trovato….>>
<<Caspita!!! Come mai possiede tutte quelle armi?>>
<<Ebbene sì, in realtà sono un trafficante d’armi e tenevo in casa un vero arsenale.>>
<<Cosa!?! Lei è in arresto! Chiamiamo subito i Carabinieri che verranno a prenderla. Avrà tutto il tempo di riflettere in prigione…>>