Un percorso di lettura e scrittura del genere giallo con i ragazzi e le ragazze del Collegio San Carlo di Milano.
Riscrittura del finale del romanzo: JACKPOT DI STEPHAN KNOSEL
Classe I° B INTERNAZIONALE – Collegio San Carlo Milano
Clara Mazza, Giorgio Coen, Giulia Pizzocaro, Rachele Mirri.
Sabrina guidava sicura perchè la strada non era più ghiacciata. Ora doveva pensare in fretta: “Che faccio?”
20 anni dopo
“Era la sua ultima opportunità: questa era l’ultima salita poi l’impianto sarebbe chiuso lasciandola a mani vuote.
Era tutto calcolato, al terzo pilone doveva essere già tutto finito. Si sarebbe fatto scivolare sotto la sbarra di sicurezza in metallo e sarebbe atterrato sulla pista al punto più basso nel tragitto della seggiovia. Aveva già commesso troppi errori: per paura o per sfortuna. Intanto la coda stava diminuendo e lui doveva stare vicino al bersaglio: una bionda, occhi azzurri, sulla trentina. Al terzo pilone, non prima ma dopo, esattamente al terzo pilone, altrimenti la panchina sarebbe stata troppo alta. Aveva appena superato i tornelli e stava per raggiungere la sbarra in ferro con la punta in gomma nera che impediva il passaggio degli sciatori prima che la panchina arrivasse. Finalmente soli: un tete a tete mortale.
Si sedette e alzati gli sci aspettava che la ragazza arrivasse a fianco a lui per abbassare la sbarra. Iniziò una conversazione molto animata e sgradevole: i soliti argomenti, il tempo, i giovani d’oggi e quel ristorantino carino che ha aperto proprio il giorno prima e che è stato recensito dall’amico del cugino. Ecco che all’orizzonte si intravedeva il terzo pilone. Fece una faccia stupita che si trasformò in un’espressione quasi malefica. Se ne sarebbero andati con i soldi lontano come ogni volta, lontano da tutti ma soprattutto dalla neve: pensava che sarebbe stato un lavoro semplice ma l’Austria aveva in serbo per lui un compito ben più complesso del previsto. Secondo pilone e mezzo: era il momento di agire. Estrasse la lama lentamente dalla giacca, luccicante vibrava con il riflesso del sole invernale. La povera ragazza non sapeva quale terribile sorte la attendeva di lì a poco. Il coltello le trapassò il collo, recidendo la carne viva con un sibilo, logorava la giugulare con pressione chirurgica. La vita si allontanava come il sangue che sgorgava denso dalla ferita. Gocce di coaguli neri precipitavano come proiettili nella neve fresca. Il corpo della ragazza si accasciò lentamente mentre l’uomo si faceva cadere e atterrava sulla morbida neve.
Questo è quanto agente, spero di essere stato di vostro aiuto.”
“La ringraziamo, signor…”
“Mercel Konser” disse l’uomo dal volto impassibile.
“Bene signor Konser, la famiglia di Sabrina Mayer sarà grata della sua collaborazione.”
Si allontanarono entrambi in direzioni opposte, l’uomo teneva la mano nella giacca per nascondere il coltello ancora impregnato di sangue.