LABORATORI SUL GIALLO – I VINCITORI

Un percorso di lettura e scrittura del genere giallo con i ragazzi e le ragazze dell’I. C. Confalonieri Milano.

Riscrittura del finale del romanzo:

Una lunghissima notte di Annalisa Strada

Classe II media A  – I.C Confalonieri – Milano

Emma Maria Aloi

Ci fu un frullare di rami, uno scalpiccio di passi sulle sterpaglie e, grazie alla luce artificiale, Nilla finalmente vide una figura a lei familiare.                                                                                 “Mamma!” Esclamò Nilla quasi come se ce l’avesse con lei per averla lasciata da sola tutto il giorno. “Ehi mamma?!” Ora era preoccupata, sua madre camminava a fatica e oscillava da una parte all’altra, sarebbe caduta da un momento all’altro. Emetteva strani versi incomprensibili e pieni di dolore cercando di parlare a sua figlia, ma senza successo. Prima che Nilla potesse realizzare cosa i suoi occhi stessero vedendo in quel preciso momento sorresse sua madre che barcollava dolente fra le sue braccia. Per aiutarla meglio, Nilla, tolse il guinzaglio a Gullo, che comunque non si sarebbe allontanato dalle sue padrone, poi sentendo vibrare un cellulare, quello di sua madre probabilmente, seguì il suo rumore e senza allontanarsi troppo lo trovò, lo prese in mano e si illuminò la visuale con la torcia del telefono. Lucia Soriani era quasi irriconoscibile, le sue braccia come le gambe erano ricoperte di lividi e graffi, quest’ultimi presumibilmente provocati dai rovi e dai cespugli del boschetto e ai polsi si potevano ben notare profondi segni. Era vestita con dei jeans ed una vecchia maglietta bianca che usava spesso per andare al lavoro, in modo tale da non sporcare troppi indumenti di vernice, colla e i soliti materiali che vengono usati nei teatri per montare le sceneggiature. La sua faccia era un livido puro, aveva una scia di sangue secco che le percorreva la faccia da sotto il naso fino al mento ed i suoi spettinati capelli biondi erano macchiati a tratti di sangue, aveva una ferita alla testa. Non era di certo il genere di mamma che Nilla si aspettava di ritrovare a fine giornata!
Le strade erano deserte, come si suppone che siano a quella tarda ora nel cuore della notte, il meglio che potesse fare Nilla fu affrettarsi a chiamare i soccorsi dal cellulare. Mentre aspettavano i soccorsi, la ragazzina si accorse di aver perso di vista Gullo, lo sentiva correre da qualche parte, sentiva le sue zampe pestare i legnetti e le foglie secche ed abbaiare furiosamente ma non lo vedeva.
“Dove cavolo sarà andato quel cagnaccio maldestro ora?” Pensò sbuffando. Lo chiamò più volte, e l’unica risposta che le tornò indietro furono i suoi abbai in lontananza. Sentiva molto più movimento, qualcosa più grosso di un golden retriever che si scalmanava fra quegli alberi misteriosi. Nilla iniziò ad agitarsi, sentiva che il cuore da un momento all’altro le sarebbe guizzato fuori dal petto, e la testa con esso. Aveva troppi pensieri, domande a cui non sapeva rispondere, iniziative da prendere in quel momento. Tutto sarebbe potuto apparire come una scena di un film dell’orrore.
“Cos’è quel frastuono?” “Perché mia mamma è ridotta così in malo modo?” “Ed io cosa ci faccio qua?” “E Marzia cos’ha fatto quella poveretta per meritarsi una così brutta fine?” “Cosa devo fare? Vado da Gullo e lascio qua mia madre?”.
Tutto questo caos fu interrotto dal “dolce e sollevante” suono delle sirene, i soccorsi erano arrivati finalmente. Lucia Soriani fu caricata al più presto sull’ambulanza e prima che l’assistente sociale andasse a parlare con Nilla, come è solito quando dei minori assistono a questo tipo di esperienze, quest’ultima si immerse audacemente nel bosco guidata dall’abbaiare di Gullo. Spense la torcia e si avvicinò a piccoli passi, per evitare la fuga al  malvivente che in quel momento si trovava nel bosco. La stanchezza e la fredda atmosfera della notte non la fermarono e nascosta dietro ad un possente albero riuscì a vedere chi avesse tanto esasperato quel cane, che in quel momento sarebbe potuto sembrare come impossessato.
“Ehi c’è qualcuno lì? Ehi! Rispondimi chiunque tu sia!!!”.
Come non riconoscere quella starnazzante e squillante voce che in quel momento chiedeva aiuto disperatamente a Nilla, un momento più unico che raro. “Samuela? Sei tu?”. Disse Nilla facendo un breve sospiro di sollievo. La badante si era incastrata il piede sotto un tronco che le impediva di muoversi e Gullo come è solito a fare alla sua vista era lì che le ringhiava contro forsennatamente. “Chi vuoi che sia? Aiutami ad uscire di qui piuttosto di startene lì imbambolata!”.
Nilla era quasi compiaciuta nel vedere quella scena, ma poi ripensando a quanto successo fino ad allora s’incupì di botto. Mentre stentatamente cercava di spostare quel tronco chiese a Samuela: “Ma tu cosa ci fai qui? Insomma è notte fonda non dovresti essere a casa con la nonna?”.
La badante non rispose subito.
“La signora Giordani mi ha chiesto di andare a prendere della camomilla al supermarket aperto 24/24 h”.
“A quest’ora?”. Domandò Nilla.
“Sì piccola insolente, a quest’ora”. Ribatté lei alquanto infastidita.
“E come sei caduta? Cosa ci fai nel bosco?”.
“Ho visto tua madre senza sensi e stavo andando a chiamare i soccorsi, che domande! Secondo te ero qua per un pic-nic? Pensa a togliermi questo gigantesco legno di dosso e smettila con tutto questo stupido interrogatorio!”. Concluse sbuffando la signora Capirossi.
Tutto questo confuse solo di più Nilla e appena Samuela fu liberata le disse di tornare a casa che non era per niente prudente aggirarsi per le strade durante la notte e subito la badante se ne andò a gambe levate, più nervosa che mai. La ragazzina accompagnata dal suo cane decise che fosse la cosa migliore da fare quindi si avviò verso casa. Mentre faceva ciò, inciampò e cadde per terra. Non si fece male ma notò con grande sorpresa che ciò su cui era appena caduta era una mazza da golf, sporca di terra e di sangue. Ansimante e sempre più impaurita la illuminò meglio con la torcia del telefono e notò che non era una qualsiasi mazza da golf, sulla parte superiore c’erano incise numerose scritte, il marchio di fabbrica, “Golf Club Lombardia”, il nome del club a cui apparteneva il proprietario, e poi le sue iniziali O.L. Decise di portarsela a casa per esaminarla meglio.
Nilla riprese immediatamente a camminare con Gullo al guinzaglio, non poteva stare troppo tempo lì ferma, la paura glielo impediva. Pensò di chi potesse essere quella mazza, una supponibile arma del delitto, chi avrebbe potuto fare una cosa simile? Chi gioca a golf? O.L.? Appena si fu lasciata il fitto bosco alle spalle decise che passare la notte in casa e ritrovarsi nuovamente da sola non fosse la cosa più opportuna da fare, quindi si avvicinò ad uno dei poliziotti che si trovavano attorno a casa sua : “Scusi, mi chiamo Nilla, sono io che vi ho chiamati… Non è che potrebbe darmi un passaggio in ospedale da mia madre? Che non me la sento di passare la notte da sola in casa”.
Il poliziotto non esitò di certo e appena furono saliti in macchina, l’agente chiese incuriosito a Nilla: “Cosa ci fai con una mazza da golf?”. Lei gli spiegò tutto quanto successo nel bosco, sebbene fosse abbastanza confusa e disorientata, fino ad arrivare alle misteriose iniziali O.L.”. L’agente ne fu abbastanza incuriosito e decise di registrare tutto il discorso e di prendere lui la mazza, entrambi sarebbero stati utili per procedere nelle indagini riguardanti quella lunghissima notte. Arrivata in ospedale Nilla fu accolta e fu portata nella stanza della madre, ancora sotto anestesia dopo un lungo intervento, dove le fu messo a disposizione un lettino per dormire. Mentre Gullo fu portato in una stanzetta dell’ospedale apposita per gli animali della “pet terapy”. Poco prima di addormentarsi Nilla fu come illuminata. Un colpo di fulmine! O.L., Ottavio Luccaccini! Come aveva fatto a non pensarci prima! Ottavio, marito di Marta, i loro vicini di casa, erano super appassionati di golf, quando era piccola Nilla, loro li invitavano spesso a fare delle partite fuori città durante i week-end. Ora però tutto era più confuso… Perché avrebbe dovuto aggredire la mamma? Forse non è stato lui l’aggressore, nessuno ne era certo, probabilmente lui ne è complice, qualunque cosa sia. La stanchezza di Nilla stremata da tutto ciò però vinse, e senza che lei potesse finire i suoi occulti e complessi ragionamenti si addormentò profondamente sopra quello scomodo lettino d’ospedale.
Al suo risveglio, nel pieno pomeriggio del giorno seguente Nilla fu accolta da una marea di poliziotti che interrogavano la madre che nel mentre si era risvegliata. La ragazzina era ancora debole e chiese ad un’infermiera se poteva portarle un po’ d’acqua a magari qualcosa da sgranocchiare. Quando la madre si accorse che sua figlia non dormiva più esclamò: “Nilla! Vieni qua. Fatti abbracciare tesoro”.
La ragazzina saltò immediatamente in braccio alla madre sorridente. Entrambe si fecero un sacco di domande riguardanti la precedente notte.”Mamma ieri perché non mi hai risposto al telefono, per tutto il giorno? E cos’è successo di preciso in quel boschetto?”. Chiese Nilla per prima.
“Oh figlia mia, non puoi immaginare che incubo è stato! Ieri avevo preso mezza giornata libera per stare un po’con Marzia a indagare su una certa cosuccia (dopo ti spiegherò) e avevo chiesto a quella disonesta di Samuela di portarti dalla nonna subito dopo pranzo…”
“Ma Samuela a me non ha detto niente l’ho pure chiamata per sapere cosa stesse succedendo, se sapesse dove fossi tu… “. Aggiunse Nilla prima che la madre potesse finire la frase.
“Lo so Nilla, quella donna non ha proprio limiti! Comunque ti stavo dicendo, avevo preso un pomeriggio libero per indagare con Marzia (che riposi in pace povera ragazza), avevamo appuntamento al parchetto vicino al boschetto, e dopo un po’ mi preoccupai del suo ritardo, quindi decisi di chiamarla, mi recai a casa sua, a scuola, perfino a casa del suo fidanzato. Quindi aspettai per un bel po’ di tempo. Ogni tanto chiamai dalla cabina telefonica casa della nonna per accertarmi che tu stessi bene, ed anche qui quella bugiarda di una badante ha fatto del suo”.
“Mamma ma ancora non ho capito…Perché non avevi il telefono?”.
“Ah sì, giusto, ci stavo arrivando. Ieri andando al lavoro ho preso l’autobus e lì ho perso il telefono che grazie al cielo questi agenti sono riusciti a rintracciare”. Disse Lucia mostrando il suo smartphone alla figlia.
“A furia di aspettare si era fatta sera, ed è stato allora che Samuela mi ha aggredita colpendomi con una mazza. Successivamente mi sono risvegliata con le sirene dell’ambulanza che mi portavano qua”.
“Ancora non ho capito… Cosa c’entra Marzia? E quali indagini?”. Domandò Nilla confusa.
“È iniziato un paio di mesi fa, quando Marzia, dopo averti accompagnato a casa della nonna Ottavia, mi ha riferito di aver intravisto Samuela intascarsi alcuni dei gioielli d’oro della nonna. Non volevo subito dare l’allarme quindi ho deciso di continuare ad indagare con Marzia. E dai gioielli si è passato ai falsi assegni, fino ad arrivare ai falsi documenti della vendita di proprietà che Samuela falsificava. Qualche giorno fa finalmente, grazie ad alcune foto e alcune registrazioni avevamo le prove sufficienti per denunciare il tutto in tribunale. Non sapevamo però di essere state spiate a nostra volta da Ottavio e che quest’ultimo era complice della badante.”. Riprese fiato un secondo e Nilla chiese incuriosita: <<Ma cosa c’entra Ottavio con Samuela? E perché avrebbe fatto tutto ciò?>>.
“Quel orribile disonesto del signor Luccaccini a quanto pare oltre ad essere complice di Samuela è anche il suo fratellastro segreto. Cosa stavo dicendo? Ah sì, mentre stavo aspettando Marzia, quello spregevole individuo, non so e non voglio sapere con quale orrido modo ha colto di sorpresa quella sventurata di Marzia colpendola alla testa, un colpo che è stato fatale…”
“Oh povera ragazza… Non se la meritava una fine così…”. Disse Nilla con gli occhi lucidi, dispiaciuta per la sua baby-sitter, nonostante entrambe non si piacessero a vicenda.
Dopo quella lunga notte e la convalescenza della madre la famiglia Soriani si trasferì a casa della nonna Ottavia, visto che non aveva più una badante e che loro non sentendosi più al sicuro decisero di vendere casa. Samuela Capirossi e Ottavio Luccaccini vennero arrestati dopo un breve processo in tribunale, e una volta trovata una nuova badante per stare con la nonna, arrivarono le vacanze estive e anche Lucrezia ed Andrea Soriani, sorella e padre di Nilla tornarono a casa. Ed insieme partirono per una lunga e spensierata vacanza in barca in giro per il Mediterraneo.

 

Classe II media D  – I.C Confalonieri – Milano

Federico Mirabelli, Alessandro Macias

Ci fu un frullare di rami, ci fu uno scalpiccio di passi sulle sterpaglie e, grazie alla luce artificiale, Nilla finalmente vide…  in un angolo buio del giardino, una figura umana con il cappuccio della felpa calato sulla testa, che inciampò e cadde a terra. Nilla si avvicinò con l’intento di aiutarla, chiedendosi chi fosse. Da vicino riconobbe Jacopo, che doveva aver già riportato a casa la moto. Si chiese perché fosse tornato lì, ma non ebbe il tempo di elaborare troppe ipotesi…. All’improvviso Nilla sentì un ringhio che le gelò il sangue: doveva essere Gullo. Si voltò di scatto, in tempo per vedere un’altra sagoma che sembrava lottare con il cane. Protetta dalle tenebre, silenziosamente si avvicinò tanto da riconoscere la prof Martinelli, con il volto trasfigurato da una cieca furia e in mano una lama che scintillava nell’ombra della notte. Nilla udì un guaito straziante e vide degli schizzi di  sangue macchiare la pelliccia sul collo di Gullo. Prima di rendersi bene conto di cosa stesse accadendo, le uscì dalla gola un acuto grido di paura e urlò «Aiuto!»
Tanto bastò perchè la prof. si voltasse e il cane approfittasse della distrazione per azzannarla al braccio. La Martinelli, con un urlo di dolore, lasciò cadere delle grosse forbici a terra e subito Gullo e Nilla le furono sopra immobilizzandola.
La Martinelli crollò e, piangendo disperata, chiese a Nilla di lasciarla andare senza denunciarla. Sarebbe scomparsa dalla loro vita, era brava a scomparire, e non avrebbero più avuto a che fare con lei… Sarebbe stato meglio per tutti. Ma Nilla insisteva nel voler conoscere la verità e, messa alle strette, la prof. confessò di essere una collaboratrice di giustizia che viveva lì ormai da anni sotto copertura, una vita tranquilla e serena, pur con un passato ingombrante. Finchè Marzia non aveva iniziato a ricattarla, minacciando di rivelare la sua identità ai boss della mafia che ancora non l’avevano certo dimenticata… Marzia l’aveva riconosciuta da una foto vista a casa di sua madre, compaesana della prof., che le aveva parlato spesso di questa ragazza scomparsa nel nulla. Marzia aveva chiesto alla Martinelli di portarle i soldi a casa di Nilla e si erano incontrate mentre la ragazza stava facendo giardinaggio. Avevano iniziato a discutere e poi a litigare e la Martinelli aveva minacciato Marzia con delle forbici da potatura trovate lì accanto. L’aveva uccisa… non avrebbe voluto, ma a quel punto cosa poteva fare? Era tornata al capanno per recuperare e far sparire l’arma del delitto, l’unico indizio che avrebbe potuto ricondurre a lei, ma non aveva considerato Gullo, che l’aveva aggredita scambiandola forse per un ladro. Jacopo, che nel frattempo si era rialzato, aveva ascoltato tutto ed era rimasto pietrificato. Aveva trovato risposta alle sue domande: perché sua madre era lì? Perché aveva un’arma? E perché stava aggredendo Nilla? Sua madre ultimamente si stava comportando in modo strano, lui l’aveva seguita di nascosto per capire cosa ci fosse dietro i suoi misteri e l’aveva trovata che cercava di aggredire un cane… un cane? E adesso quella verità!
L’ansia dentro di lui stava crescendo, doveva chiamare i poliziotti? Se l’avesse fatto, sua madre sarebbe finita in prigione? Certamente non voleva che accadesse, ma meglio chiamare i poliziotti, prima che uccidesse qualcun altro, magari Nilla. Si diresse quindi verso l’altro lato della casa dove aveva sentito delle sirene e, mentre ancora pensava a cosa fare, un poliziotto si stava già dirigendo verso di lui. Jacopo crollò in un pianto nervoso e fu solo capace di indicare ai poliziotti il giardino sul retro della casa…

 

Classe II media C  – I.C Confalonieri – Milano

Arianne Lucchesi, Chiara Fabbri, Anita Guella

Ci fu un frullare di rami, uno scalpiccio di passi sulle sterpaglie, grazie alla luce artificiale, Nilla finalmente vide la prof Martinelli, con un’aria preoccupata, ma appena si accorse della presenza della ragazza cambiò subito atteggiamento e le offrì una bibita. Così Nilla la sorseggiò di buon gusto e nel frattempo la prof diede un croccantino a Gullo, subito dopo la donna le propose di passeggiare per il vialetto e, anche se un po’ esitante, perché il giorno stesso aveva avuto un diverbio con lei, accettò. Ad un tratto Nilla si sentì formicolare dalla testa ai piedi, tutto intorno a lei cominciò a girare e cadde a terra. Quando si risvegliò non capì in che luogo si trovasse, era tetro, molto silenzioso e illuminato solo dalla luce soffusa della luna. Aveva ancora in bocca un retrogusto amaro e non riusciva a muovere mani e piedi perché bloccati da qualcosa che per il buio non riusciva a vedere. Era terribilmente impaurita Nel frattempo, Lucia la madre di Nilla, era riuscita a caricare il suo telefono e vedendo le numerose chiamate della figlia, decise di ritornare a casa. Appena arrivata, in ansia per Nilla, andò subito a cercarla, ma invano. Dopo aver chiesto ai poliziotti presenti sul campo se l’avessero vista, decise di chiamare l’agente Taylor, suo amico dai tempi dell’università, e che ora era un agente responsabile delle persone scomparse.
Appena le rispose le disse:
” Pronto chi parla?”
” Ciao James, sono Lucia” rispose lei con una voce preoccupata.
” Che bello risentirti! Come mai questa chiamata inaspettata?”
” Si tratta di Nilla…. non la trovo più e credo le sia successo qualcosa”
” Arrivo immediatamente!” rispose lui.
“Grazie mille”.
Poco dopo l’agente Taylor arrivò a casa di Lucia e dopo averla salutata le disse che sarebbe stato meglio iniziare le indagini con la luce del sole. Il giorno seguente i due cominciarono ad esaminare il giardino, quando ad un certo punto arrivò Jacopo con un aria angosciata:
“Ciao Lucia, hai per caso visto mia madre?”
” No, non mi sembra di aver visto la prof Martilelli, come mai me lo chiedi?”
” Perché ieri stranamente non è tornata a casa”.
Improvvisamente l’agente Taylor intervenne:
“Lucia, guarda cos’ho trovato!”
La madre girando la testa vide Gullo a terra, dietro un cespuglio, privo di sensi.
“Cosa ci fa qui Gullo, e che cos’è questo strano liquido accanto a lui?” disse lei con preoccupazione. Allora Taylor si avvicinò alla sostanza e l’annusò:
” Penso che sia del narcotizzante, ma per sicurezza lo farò analizzare in laboratorio”.
Jacopo avvicinandosi vide, su un cespuglio, una cosa scintillante e afferrandola capì che era la collana di sua madre, la prof Martinelli. Dunque, Lucia e l’agente Taylor chiesero a Jacopo:
“Per caso qui vicino c’è un posto in cui tua madre potrebbe aver portato Nilla?”
Il ragazzo si fermò a riflettere un momento e disse loro:
” Quando ero piccolo mia madre mi portava spesso in una baracca nel bosco, poco lontana da qui”.
Così i tre si diressero verso la meta e dopo aver camminato per circa quindici minuti, in una foresta talmente fitta e ombrosa da far paura, arrivarono alla famosa capanna e dopo aver inutilmente cercato di aprire la porta, scassinando il lucchetto che la chiudeva, la sfondarono. Al suo interno erano presenti Nilla che, nonostante le ferite causate dalla caduta di quando era svenuta, fu liberata e portata a casa, e la prof Martinelli che, pur cercando di salvarsi, scappando dall’agente Taylor, fu recuperata, dopo un lungo e ansioso inseguimento e arrestata. Una settimana dopo la famiglia di Nilla decise di traslocare. Durante i preparativi, la ragazza, sbirciando qua e là per la casa, trovò in garage un barattolo misterioso. Aprendolo si accorse che conteneva della droga. Chiese subito spiegazione alla madre, la quale un po’ esitante le spiegò che in realtà lei era un’infiltrata della narcotici e che quella droga le serviva per cercare di risolvere un caso in cui doveva fare da spacciatrice per incastrare dei criminali. Così da grande Nilla decise di seguire le orme di sua madre e diventare anche lei un’ agente segreto.

 

Classe II media E  – I.C Confalonieri – Milano

Sophie Rossi

…Ci fu un frullare di rami uno scalpiccio di passi sulle sterpaglie, Nilla si sentiva osservata da qualcuno che si nascondeva nella penombra, ma con quella poca luce che c’era non sarebbe riuscita a vedere niente oltre il suo naso.  Tutto a un tratto il potente lampeggiante di una macchina della polizia illuminò il volto dell’ estraneo:
“ Ottavio! ”Il nome del vicino uscì dalla bocca di Nilla senza che lei riuscisse a fermarlo. All’udire quel nome la sagoma nel buio alzò lo sguardo e accelerò il passo fino a correre dileguandosi.
Le emozioni di Nilla presero il sopravvento: perché Ottavio è scappato? E se fosse stata un’altra persona? No! Lei era sicura di quello che aveva visto!  Ottavio aveva di certo un buon motivo per scappare; sapeva di sicuro qualcosa… Nilla era nel panico: era possibile che il suo vicino sapesse o addirittura  centrasse con la morte di Marzia? Decise di indagare! Si avviò con aria disinvolta, con Gullo, verso il giardino dei vicini.
In casa di Marta e Ottavio era in corso una discussione e Nilla ne riuscì ad ascoltare solo una parte.
-“Ottavio, cos’hai fatto?! Jacopo lo scoprirà e appena saprà ti denuncerà!”
-“Jacopo non lo scoprirà mai, e comunque l’ho fatto per il suo bene!”
-“Per il tuo bene !Ci hai cacciati tutti nei guai cosa faranno gli altri quando lo sapranno? Ci denuncerà tutti, ecco cosa!”
-“Non ci denuncerà! Anche lui è coinvolto!”
-“Per vendicarla farà qualsiasi cosa! Anche passare il resto della vita in prigione!”
-“Ti sbagli donna! Lei era….
Nilla aveva ancora tante domande e sarebbe riuscita a rispondere a tutte quante se solo avesse potuto origliare ancora per qualche secondo…. Anche solo sentire la fine della frase di Ottavio l’ avrebbe aiutata molto; ce l’avrebbe anche fatta se un poliziotto non l’avesse presa per il braccio sgridandola:
-“Ragazzina! Che cosa stai facendo?! Non ti hanno insegnato che è maleducato ascoltare le conversazioni degli altri? La tua mamma è… Il poliziotto non fece nemmeno in tempo a finire la frase che Nilla stava già correndo come una pazza, con Gullo; aveva paura che Ottavio e Marta avessero sentito il tuono del poliziotto! Corse a casa piangendo e trovò la mamma e Jacopo in lacrime; Nilla insistette per parlare con lui e chiedergli di Ottavio…Fu così che grazie a ciò che aveva visto e sentito e a ciò che gli disse Jacopo tutto le fu più chiaro…Era stato Ottavio!
Come si scoprì poi dalle indagini della polizia, Marzia,dopo il litigio con Jacopo, aveva deciso di prendere il motorino di Jacopo per essere sicura che quella sera non riuscisse ad uscire per spacciare, lo nascose e si tenne le chiavi. Ottavio sentendo che Marzia aveva scoperto il segreto di Jacopo aveva paura che indizio dopo indizio sarebbero arrivati anche a lui…
Quel pomeriggio decise di seguirla ma non ce ne fu bisogno perché fu proprio Marzia a affrontare Ottavio, chiedendogli di non toccare più Jacopo che era un bravo ragazzo e di non portarlo sulla cattiva strada. Ottavio non ci vide più dalla rabbia e la colpì con la bottiglia di Rum che stava bevendo, poi durante il blackout si liberò del corpo lanciandolo nel giardino di Nilla. Tutto questo Ottavio lo fece per paura di una ragazza che gli avrebbe potuto far pagare le conseguenze delle sue azioni!
Tutto questo perché Marzia, una ragazza che aveva ancora tutta una vita davanti, aveva voluto rischiare di perderla per non rovinare quella del suo amore!
Tutto questo per il coraggio di Marzia che era l’unica che meritava di continuare una vita felice!