LABORATORI SUL GIALLO – I VINCITORI

Un percorso di lettura e scrittura del genere giallo con i ragazzi e le ragazze dell’ ICS Barzanò.

3 storie: Piccola mappa delle paure, #NellaRete, Waldo Basilius
3 medie:  prime, seconde, terze
Tanta fantasia e immaginazione.
Sono stati tutti bravi ma qualcuno ha dimostrato di avere una penna speciale. Ecco i lavori migliori:

Da: Piccola mappa delle paure

Scrittura di una paura

1 A  Andrea, Sara, Matteo, Emma

Serena
PAURA DEL SILENZIO

In una notte oscura e tenebrosa, Serena stava tornando a casa da una festa di compleanno, con il pullman delle 23:00. Sul pullman non c’era un’anima viva, a parte l’autista ovviamente, che era silenzioso e aveva uno sguardo misterioso, che incuteva paura. Improvvisamente, a metà del tragitto, quell’ uomo così inquietante fermò il pullman bruscamente e ordinò a Serena di scendere dal veicolo.
La ragazza scese dal pullman senza dire una parola e si trovò nel buio più profondo della notte. Terrorizzata, iniziò a correre senza voltarsi indietro, finché arrivò davanti ad un cimitero. La tensione e la paura di Serena continuavano ad aumentare… La ragazza incominciò a porsi diverse domande: “Perché mi trovo qui?” “Perché l’autista mi ha fatto scendere in questo luogo?”. Nel panico, Serena entrò dentro il cimitero. Il silenzio era ovunque e il suo coraggio stava svanendo come la polvere in una zona ventosa. Cercò un riparo per la notte vicino a una tomba imponente e si addormentò.

1 D  Davide, Noemi, Matteo, Alessio

Tutto per un gioco!
PAURA DELLA FOLLA

Era un giorno di vacanza quando una sera uscii con la mia famiglia a fare un giro a piedi a Riccione. Il cielo era sereno, le stelle illuminavano tutta la città, sulla pelle sentivo la leggera brezza che profumava di vegetazione marina. Avevamo camminato a lungo e avevo le gambe tutte indolenzite; ad un certo punto mentre stavamo camminando vidi una vetrina di un negozio di giocattoli, perciò mi avvicinai velocemente.
C’erano così tanti giochi che mi affascinavano molto che decisi di entrare per osservarli meglio. Dentro il negozio c’era un odore intenso e particolare, di biscotto: se facevi una spesa superiore ai venti euro ti davano in omaggio tre biscotti. Un gioco in particolare attirava la mia attenzione: una macchinina telecomandata che poteva anche andare nell’erba e costava proprio venti euro.
Non potevo resistere a tutte quelle tentazioni, così decisi di uscire fuori dal negozio per chiedere venti euro a mia madre per acquistare il gioco. Tornai nel luogo dove avevo lasciato i miei genitori, ma… non li trovai. Mi guardai intorno per vedere se si fossero spostati, ma… niente, non si trovavano da nessuna parte. Incominciai a sudare tantissimo e le gocce di sudore partivano dal mio capo e percorrevano la mia schiena rapidamente facendomi provare un brivido inimmaginabile; saltavo in punta di piedi, ma… ancora niente; la folla sembrava che mi stesse schiacciando facendomi sprofondare sotto terra… Ad un certo punto sentii mancarmi l’aria e le forze: non ci vidi più perché ero sommerso dalla folla intorno a me; allora urlai più forte che potevo. “Qualcuno ha visto i miei genitori?”, provai a dire io piangendo, ma… dalla mia bocca non usciva neppure un minimo suono, talmente ero impaurito. Stavo impazzendo, cercai nei negozi intorno a me; arrivato all’ultimo negozio, cioè quello dei vestiti, finalmente trovai mamma e papà che stavano parlando con dei loro amici. Piangendo, corsi ad abbracciarli e andammo tutti insieme a comprare il mio giocattolo e mangiammo tutti un biscotto.

Da: #NellaRete
Riscrittura del finale

2 B  Lea, Veronica, Lorenzo, Kevin, Cristian

Avevo capito che in quella casa c’era qualcosa, così decisi di investigare.
Il segnale che portava dall’hacker continuava a indicarmi la vecchia casa, ormai abbandonata (perché la pazza era finita in prigione e il bambino era stato riportato alla sua famiglia, insieme a Tarzan). Così chiesi al ragazzo di Rossana se poteva accompagnarmi nell’esplorazione della casa e lui accettò.
Il giorno previsto ci incontrammo alle 9:00 del mattino davanti a quel luogo spaventoso. Esaminammo la casa, senza trovare niente a parte i vecchi scatoloni. Decidemmo così di perlustrare l’esterno, con una scala arrugginita raggiungemmo il tetto. “Qui non c’è niente” mi gridò Kevin.
Io, però, non lo ascoltavo e continuai ad avanzare sul tetto scivoloso. Non mi accorsi di una tegola messa male e ci scivolai sopra. Spostandosi, questa ci mostrò un buco in cui era stata riposta un’antenna che, rispetto alla casa era nuova. “Perché è nascosta?” mi chiesi tra me e me.
Kevin la osservò bene e scoprì che non si trattava di un’antenna comune. Infatti era di un modello raro che si vendeva in negozi appositi. Uno di questi, fortunatamente, si trovava a poche ore dalla vecchia casa abbandonata. Provammo a collegarlo al portatile di Kevin: il problema era che per collegarsi occorrevano alcuni minuti. Ad un certo punto Kevin gridò: “È pronta!!!”
Corsi da lui e guardai sullo schermo del computer; l’antenna era collegata ad altri due di essi, segnati però con dei codici: 5551 e FA**GEN.
“Ma FA**GEN è l’hacker!” dissi io sorpreso. “Certo! L’altro codice sarà il tuo computer! L’antenna probabilmente appartiene all’hacker. È da qui che provengono i segnali che indicano la sua casa”.
“Ma qui non c’è nessuno…” Esclamai io un po’ confuso.
“Ovvio, probabilmente l’hacker ci ha tesi una trappola, anche se questo ci è servito per trovare la pazza e il bambino”.
“Come facciamo a trovare l’hacker? Non abbiamo nessun dato per trovare il suo indirizzo”.
“Secondo me dobbiamo soffermarci sulla provenienza dell’antenna: guarda, è molto rara, di sicuro è stata acquistata nel negozio a poche ore da qui. È l’unico che vende oggetti di questo tipo e di questa marca” mi spiegò Kevin.
“Ok, ma come facciamo a sapere se questo hacker vive proprio qui vicino o in Italia per sostenere che abbia comprato qui l’antenna?” chiesi io, ancora molto dubbioso.
“Semplice, primo deve vivere qui per aver messo l’antenna in questa casa e secondo, il gioco Puckish Game è un gioco esclusivamente italiano, che non è ancora stato portato negli altri Paesi”.
“Ora mi è tutto più chiaro, grazie. Domani andremo in quel negozio per chiedere altre informazioni. Adesso andiamo si è fatta ora di pranzo”.
Così ci incamminammo verso casa aspettando il giorno dopo. Alle 7.00 del mattino suonai alla porta di Kevin, per andare al misterioso negozio. Quando scese, mio padre ci portò lì, ci fece scendere davanti all’entrata, parcheggiò e rimase lì ad aspettarci. Il negozio era un piccolo locale vecchio e sporco, pieno di ragnatele. Ci avvicinammo al bancone, per chiedere informazioni, ma non trovammo nessuno, così suonammo il campanello e comparve un uomo. Era vecchio, circa di settanta anni, basso e con i capelli bianchi.
“Buongiorno, come posso esservi utile?” ci disse l’uomo.
“Salve, avremmo bisogno di un’informazione. Potrebbe dirci chi ha acquistato un’antenna di tipo 01 nello scorso mese”.
“Certo, ora ve lo dico. Aspettate” ci rispose lui. Noi restammo sorpresi dalla risposta, perché pensavamo che non ce lo avrebbe potuto dire. Dopo circa venti minuti riuscimmo a risalire ai soli due acquirenti dell’antenna. Uno si chiamava Ugo Tombaldo, l’altro Fabio Genni. Kevin però riuscì a risalire al nostro hacker grazie alle iniziali del nickname,  FA**GEN, infatti si chiamava : Fabio Genni. Salutammo e ringraziammo l’uomo e tornammo in macchina, dove raccontammo a mio padre cosa ci aveva detto l’uomo. Così, con l’indirizzo che ci aveva dato l’uomo, arrivammo quella mattina alla vera casa del misterioso hacker. Lo denunciammo, raccontando tutto l’accaduto  alla polizia e Fabio (l’hacker) venne portato via. Non so dove lo portarono o cosa gli accadde, ma so che io potei riprendere a giocare a Puckish Game, riprendemmo le mie ore di gioco che ormai avevo ceduto a mio fratello.

2 C  Leonardo, Marco, Stefano, Davide

Avevo capito che in quella casa c’ era qualcosa, così decisi di indagare; in quel caso portai il mio fidato cane Tarzan, perchè proprio dal suo comportamento, intuimmo che dentro quella casa c’ era qualcosa di più che una normale signora anziana. Incominciammo a perlustrare il giardino, ignari di quello che sarebbe potuto accadere. Visto che all’ esterno non c’ era niente, organizzammo di entrare da una finestra sul retro. Io fui la prima. Appena entrata, la vidi in cucina a preparare qualcosa di dolce, credo. Sentii un tonfo, il sangue mi si gelò nelle vene. Mi voltai di scatto: la finestra si era chiusa. Veloce come un razzo mi intrufolai al piano di sopra; attraverso la lunga scala. In un attimo salii. Li vicino avrebbe dovuto trovarsi il bambino che aveva visto Fulvio poco prima. Appena entrai lo vidi: credo stesse giocando al computer, puckish game. Si volto verso di me; aveva un volto consumato dal video schermo. A quel punto vidi la paura, la tristezza e la sofferenza nei suoi occhi. Tremolante mi disse che se ne voleva andare da quel posto e non riuscì a dire altro poichè sentimmo tutti e due i passi della pazza. Mi nascosi nel cesto dei vestiti sporchi. Quando la vecchia entrò prese il cesto e lo carico nel portavivande e lentamente mi portò nella lavanderia. le luci erano spente, ma poco dopo si accesero. La signora si avvicinò e a quel punto con grande paura gli tirai un pugno in faccia stendendola. Mi spaventai e scappai più veloce della luce. E’ certo che non entrerò mai più in quella casa.

Da: Waldo Basilius
Riscrittura del finale

3B  Sara Co, Melissa, Claudia

Waldo inizia a camminare, si fa largo nell’erba, ha la gola infuocata. Alzando lo sguardo, vede una sasso enorme, per la stanchezza decide di sedersi su di esso.  Dopo averlo fatto, inizia a percepire una strana sensazione: gli sembra di volare. Inizialmente, però, pensa sia solo dovuto alla stanchezza. Poi, un’altra strana sensazione lo assale, sente una terrificante voce urlargli: “Chiudi gli occhi o morirai!”. Allora Waldo, per paura, li chiude immediatamente. Dopo molte ore, che a lui sembrano secondi, apre gli occhi. Emozioni e pensieri strani , mai provati prima, iniziano a riempirlo. Per la prima volta vede i colori. Vede un mondo colorato. Un modo diverso, un mondo nuovo! Vede persone come lui. Sente una lingua diversa, ma familiare. Quella che c’è anche sul biglietto dei suoi genitori. Inizia così a pensare di appartenere a quel mondo. Per la prima volta, Waldo non si sente diverso. Si sente a casa. Comincia a correre per la troppa felicità. A un certo punto si scontra con una persona. Alza lo sguardo chiedendo scusa e vede una ragazza. E’ bellissima. Ha dei lunghi capelli biondi e due occhi azzurri. Azzurri come il cielo, come il mare. Due occhi sognanti. Così brillanti da potersi specchiare. Due occhi perfetti, o almeno, lui. Guardando essi, capisce che lei sarebbe diventata l’amore della sua vita: Pinck.

DIECI ANNI DOPO

Waldo, diventato ormai uomo, ha una famiglia. Sua moglie è la meravigliosa ragazza incontrata anni prima. Inoltre ha un figlio, Kurck. Lo ama tanto, più della sua stessa vita. Oggi è un giorno come gli altri, Waldo e Kurck stanno giocando a nascondino, mentre Pinck cucina. All’improvviso lei sente un urlo. Un urlo fortissimo,disumano. Si precipita così fuori dalla porta correndo. Vede Waldo frugare tra i grandi rami di un vecchio albero. Pinck inizia a preoccuparsi, precipitandosi da lui. Avvicinandosi sempre di più, sente un rumore. Il rumore di un pianto. All’inizio non capisce da dove provenga, ma quando vede il viso di suo marito pieno di lacrime, capisce tutto. Tutto, o quasi. Sì, capisce che Waldo sta piangendo, ma ancora non capisce perché. Così lo chiede proprio a lui, che inizia ad andare in panico. Comincia a dire frasi senza senso come : “O mio Dio, non so come sia successo! Perdonami, ti prego!  Io non volevo, lo amo!”. Pinck, però, ancora non capisce. Decide così di porgli qualche domanda. Inizia chiedendo : “Cos’è successo, Waldo?”. Sentendo quelle parole, Waldo l’abbraccia.  Così. Senza dire niente. Tra le braccia della persona che ama, sussurra ancora una volta : “Scusami” , poi continua ” stavo giocando con Kurck, lui si stava nascondendo e intanto rideva, io invece stavo contando, quindi non lo vedevo. Quando ho sentito le sue risate placarsi e urlare : “ Papà!”, mi sono girato. Così facendo non l’ho più visto. La mia ragione di vita non c’era più. Mio, tuo, nostro fglio era scomparso. Io, in preda al panico, l’ho cercato proprio vicino al suo nascondiglio, cioè davanti a un albero. Lì non c’era lui, ma un bigliettino con scritto:

“Tu non potevi scappare ma lo hai fatto. Per questo vogliamo punirti facendo passare a tuo figlio la vita che hai vissuto tu.

“Leggendo questo mi sono messo a piangere, come sto facendo tutt’ora”. Dette queste parole, Pinck lo abbraccia in lacrime, sapendo quale era stato il triste passato del marito. Loro non potevano fare niente per riaverlo, ma Kurck poteva cercare di tornare. Così ancora oggi sono sempre lì.
Lì. In quella casa costruita tra una risata e un’altra. In quella casa dove, un tempo, c’era anche Kurck. Loro sono ancora lì ad aspettarlo, a sperare che prima o poi, presto o tardi, lui ritorni.

                                                                                                                                                                                                                        3C  Nihal, Giulia, Emanuele, Valentina, Cristina

Waldo inizia a camminare, si fa largo nell’erba, ha la gola infuocata.
Alzando lo sguardo finalmente vede … il suo villaggio in lontananza, avvicinandosi sempre di più sente che qualcosa non va: il villaggio è spento, nessuna vita, nessuna casa ai suoi occhi, si avvicina e c’è solo quiete e silenzio all’orizzonte. Waldo non ha paura, è coraggioso, e solo a pensare a tutto quello che ha affrontato si fa più forza, soprattutto sa che lì potrà trovare i suoi genitori, i suoi simili che lo potranno aiutare e gli potranno spiegare cosa è successo e perché lo hanno lasciato dai nasi grinzosi. Il villaggio è distrutto, ma vede un uomo stremato perchè ha usato tutte le sue forze per combattere, è abbandonato da tutti, il suo volto sanguina ed è sfregiato, Waldo, però si fa coraggio e gli va incontro; arriva ai suoi piedi, tira fuori il biglietto che la madre gli aveva lasciato alla nascita e gli chiede : “Scusi signore, so che non è uno dei suoi momenti migliori, ma lei deve sapere che è un fatto di vita o di morte”
“Mi dica” sussurra il poverino,
“Quando sono nato mia madre e mio padre mi lasciarono questo biglietto”, Waldo glielo mostra, anche se l’uomo non riesce a vedere, ma lui questo non lo sa; e continua “E volevo chiederle se sa se qualcuno ha dato in adozione un figlio”. Il poverino, con le ultime forse che gli restano gli indica una casa distrutta, lontana rispetto a loro, e Waldo con il cuore in gola per l’ansia lo ringrazia. Waldo arriva alla porta di quella casa diroccata e distrutta, la apre e la scena che si ritrova davanti lo fa rimanere senza parole: vede sua madre in fin di vita distesa a terra, Waldo le si butta ai  piedi, la abbraccia, e sente che c’è ancora un lieve battito. Waldo non vuole che sua madre muoia proprio ora che l’ha ritrovata, allora si affretta a prenderla sulle spalle e a portarla di fuori da quella casa che potrebbe crollare da un momento all’altro. Quando la porta  fuori la adagia non molto lontano dalla casa sull’erba, Waldo urla disperato: ”Aiuto! Per favore aiutatemi!”.
Lui continua a piangere, quando ad un  tratto una sua lacrima cade nel punto esatto del cuore della madre, la quale improvvisamente apre gli occhi e vede il suo amato figlio che aveva creduto perso ormai  da molti anni. La madre abbraccia subito Waldo e non vuole perdere altro tempo per raccontargli che cosa era accaduto veramente, così inizia:”Caro figliolo, devi sapere che noi siamo dei maghi,  e ognuno di noi ha tre poteri che nessun altro ha”, la madre fa un sospiro e continua:“Tu da piccolo avevi e tutt’ora hai, il potere del teletrasporto, e ogni tanto ti teletrasportavi da qualche parte, ma poi non sapevi ritornare così io e tuo padre decidemmo di lasciarti in tasca un bigliettino, così, nel caso che qualcuno ti trovasse, ti avrebbe potuto accudire, e se sapeva che eri nostro figli ti avrebbe potuto riportare da noi. Tutto andava liscio fino a quando, un giorno, ti sei teletrasportato in un altro mondo e non ci fu più verso di ritrovarti, ma noi non avevamo perso la speranza che tu potessi tornare, ed ora eccoti qui”.
“Oh madre, mi dispiace così tanto” bisbiglia tra le lacrime  Waldo.
“No piccolino, non hai colpe, eri così piccolo che non sapevi come si usavano questi poteri” lo rassicura la madre. Solo una domanda gira in testa a Waldo e così la pone alla madre:”Ma mio padre dove si trova ora?”, lei si stringe nelle spalle e gli risponde con le lacrime agli occhi: “Devi sapere che qui c’è stata una guerra, tutti sono scappati, ma io e tuo padre siamo rimasti qui perché speravamo in un tuo ritorno”. Mentre la madre parla viene  disturbata dal rumore di una frana, e subito dopo una voce maschile che cerca di urlare aiuto. I due corrono fino a raggiungere quell’uomo seguendo la voce, quando lo trovano lo vedono sotto le macerie,e lui è ormai sanguinante e privo di coscienza; Waldo alza uno ad uno senza alcuna fatica ogni ammasso che sta su quel corpo, fino a liberarlo. La donna riconosce con fatica che quello è suo marito, e dice  a Waldo che lui si tratta di suo padre, ma a questo punto tutti e due scoppiano a piangere. Waldo abbraccia quel corpo senz’anima e senza farlo apposta una sua lacrima cade sull’occhio del padre disteso a terra, bagnandoglielo, e lui improvvisamente si sveglia, vede la sua famiglia e li abbraccia così forte quasi da fargli mancare il fiato. Il padre che ne sa molto sulla magia, rivela a Waldo i suoi tre super poteri: “Devi sapere figliolo quali sono i tuoi tre super poteri da maghetto: il primo è quello del teletrasporto che ti permette di andare dove vuoi in pochissimo tempo; il secondo è quello della super forza in grado di farti spostare e sollevare oggetti pesantissimi, e infine, ma non meno importante, è il super potere di far ritornare in vita le persone, come hai fatto con tua madre e con me “infine il padre conclude : “Mi raccomando figliolo, non abusarne: devi essere responsabile di questo tesoro che hai!”.
Waldo annuisce, lui è un po’ timoroso per tutta questa responsabilità, ma sapeva che non è da solo perché con lui ha finalmente i suoi amati genitori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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