Con le classi prime e seconde della scuola media Eugenio Colorni di Milano abbiamo strutturato un percorso di lettura, scrittura e disegno.
Partendo dalla lettura di due romanzi, Villa Mannara di Laura Orsolini per le prime medie e Fuori dal branco di Sara Magnoli per le seconde, i ragazzi hanno lavorato sulla riscrittura del finale della storia e creato nuove copertine per entrambi i romanzi.
Questi sono i testi e le cover segnalate:
Riscrittura del finale di Fuori dal branco
Classe 2A
Inour Elkelany
Stefano Benassi, Federico Scieghi
Io non voglio più essere ignavo, io voglio scegliere. Scegliere se restare Sfigo, trasformandomi del tutto in Coniglio o iniziare a prendere decisioni importanti come ad esempio diventare Cobra.
Sono stufo di essere inferiore al Cobra, perciò la mia decisione è di incastrarlo, denunciandolo. L’ho denunciato, raccontando che era stato proprio lui a causare quell’incidente in cui un ragazzino qualunque era caduto a terra soffocato e massacrato di botte in una vietta buia e la mattina seguente era stato ritrovato ferito e immediatamente portato in ospedale. A quel punto il vicequestore, che già aveva sospetti nei confronti del Cobra, lo chiamò immediatamente per avvisarlo che sapeva tutto e che si doveva recare al quartiere generale, dove cercò di difendersi dalle manette senza riuscirci. Una volta portato in tribunale e dopo un mese di udienze, in cui Lucrezia tentò in tutti i modi di difenderlo, il Cobra fu finalmente portato in carcere minorile per scontare i suoi tre anni di pena.
In questi anni di carcere, il Cobra cercò tutti i giorni un piano per evadere e vendicarsi nei confronti di Elia. Elia, nel mentre, si stava godendo la sua vita insieme a suo padre, Futura, i suoi amici e il professore. Il legame tra Elia e Futura migliorò sempre di più fino a quando Elia si fece coraggio e le chiese di fidanzarsi; Futura, senza pensarci due volte, accettò felicemente.
Nel mentre il Cobra riuscì ad evadere grazie all’aiuto dei suoi amici.
La prima cosa a cui pensò fu quella di precipitarsi a casa di Elia, che quella sera era a casa da solo perchè suo padre era fuori a cena. Arrivato davanti a casa di Elia, il Cobra suonò il campanello. Elia, pensando fosse suo padre, aprì istintivamente la porta e tutto d’un tratto lo vide, con in mano una pistola, lo fissò negli occhi come se avesse pietà di lui, mentre Elia cercò di dire qualcosa il Cobra prese la mira e sparò dritto al cuore, dove Elia lo aveva colpito davanti al vicequestore quando lo aveva tradito denunciandolo. Il corpo di Elia cadde e con lui tutte le sue ambizioni. Il Cobra, nel mentre, cadde in ginocchio e si mise a piangere guardando il sangue di Elia che si espandeva velocemente. Capendo che aveva fatto una cosa crudele, gli controllò il battito, ma non si sentiva niente. Il Cobra , che aveva già programmato una via di fuga, si mise, ancor prima di mettere in atto il piano, dei guanti e un passamontagna, in modo che le tracce sulla pistola non potessero venire identificate. Dopo di che posò la sua pistola nella mano di Elia con di fianco il bossolo dei proiettili, così facendo finse un suicidio. Poco dopo lo aspettò fuori dalla casa di Elia un suo amico per andarsene. La parte finale del piano era trasferirsi all’estero e cambiare nome; purtroppo il piano si interruppe quando una telecamera in una rotonda vicino a casa di Elia, registrò la targa della macchina in cui stava scappando il Cobra con l’amico.
Cinque minuti dopo l’omicidio, il padre di Elia tornò a casa e, quando aprì la porta, vide il suo caro ragazzo a terra con in mano una pistola, scoppiò in lacrime e chiamò un’ambulanza. I medici constatarono la morte di Elia e lo portarono in ospedale. Il medico legale fece l’autopsia e dichiarò che il ragazzo era stato ucciso; nello stesso momento i poliziotti che indagavano, trovarono delle tracce di scarpe sconosciute, e la registrazione della telecamera nella rotonda aiutò a identificare l’auto del complice del Cobra. I poliziotti si recarono a casa dell’amico del Cobra che confessò quanto accaduto e disse che il Cobra stava scappando in Messico; il Cobra era in aereoporto e i poliziotti lo arrestarono: lo attendeva l’ergastolo.
Improvvisamente mi svegliai di soprassalto, gocciolavo di sudore e il cuore sembrava impazzire, avevo fatto un brutto sogno…ero nel mio letto, con mia moglie Futura accanto e la culla del nostro bimbo vicino a noi. Ero al sicuro nella mia casa, lontano da brutti ricordi. Erano passati tanti anni da quella triste notte, il Cobra si era pentito, in carcere un sacerdote l’aveva aiutato a reinserirsi nella società, ora lavorava in Africa per una associazione benefica. E io? Io sono felice, sono sposato con Futura, abbiamo un figlio, Filippo, e lavoro nella scuola media della zona, sono un professore di musica, felice di stare con le persone che amo.
Classe 2B
Miriam Bettella
Ginevra Venuti, Viola Donagemma, Alessandra Cervellera
LA VERITA’
(Lo Sfigo)
Esco dal commissariato. La mia storiella ha funzionato. Forse. Ma mi sento un peso dentro. Ho detto bugie, solo e soltanto bugie, e non ne vado fiero. Ho incolpato il Baka per non andare in pasto al Cobra e non diventare il gioco preferito delle Scimmie. Cambio idea. Corro dentro, probabilmente ho urtato qualcuno, ma non mi interessa: non posso rinunciare a lei… devo dire la verità. “Luca” urlo. Lo chiamo per nome, sudo freddo. Qualche lacrima scende, non di tristezza, ma di rabbia e paura. Mi sento un codardo, un Coniglio, uno sfigo, con la S minuscola.
RIMEDIERO’
(Elia)
Esco dal commissariato, finalmente libero da quell’enorme peso, quell’enorme dubbio e quella paura di perderla, che avevo da tanto, da troppo tempo. Devo rimediare, ci devo riuscire. L’ho delusa, non riesco a stare senza di lei. Le scrivo. La invito al mio concerto, organizzato da mio padre insieme al prof. Rocchi. Magari mi perdonerà. Consegnato, letto. Visualizza ma non risponde. Non è abbastanza: devo pensare in grande. Cinque minuti dopo mi scrive. “Non lo so…”. Glielo devo dire: “Ho confessato tutto solo per…” Lascio i puntini di sospensione: mi rendo conto solo dopo della stupidata che stavo per scrivere, potevo mandare tutto a monte! Non deve sapere che lo faccio per lei. “Per?”. Ansia: “No, niente, lascia perdere. Ci saranno anche il prof. Rocchi e mio padre”. “Va bene, ci sarò. A che ora?”. ” 18:15 da me”. “Giuro, ci sarò”. Ha detto che ci sarà! Ha detto che ci sarà! Sono contentissimo ma allo stesso tempo ho un po’ di ansia: incrociamo le dita.
ANONIMO
(Il Cobra)
“L’ha scelto lui, e noi lo accontenteremo. Anche se non ha detto una parola su di noi, o meglio, su di me, ci poteva cacciare in un enorme guaio. Inoltre ha tradito il gruppo. Quello non merita neanche di essere Sfigo. Devo vendicarmi, ma da solo non ce la posso fare, è per questo che ti ho ingaggiata: la mia ragazza, astuta come me, d’altronde era sicuro che non avresti rifiutato. I Cobra sono così. Comunque, sai cosa fare.”
“Ovvio. Il nostro piano funzionerà. Sarà una preda facile”.
“Hai tutto pronto? Basta pochissimo per farci incastrare!”
“Stai seriamente dubitando di me? Non sei l’unico Cobra in circolazione, non sei l’unico ad avere sempre ragione, non sei l’unico furbo, non sei l’unico ad avere il coltello dalla parte del manico”.
Mi sta facendo impazzire, ma devo stare calmo: lei è perfetta per il mio piano. Ne usciremo sicuramente vincitori, o meglio, io ne uscirò sicuro vincitore, di lei non mi importa che fine farà: tanto sono io il migliore tra i due.
E’ IL MIO MOMENTO
(Elia)
Arriverà. Me lo ha promesso. Mi vesto bene ma non troppo: non voglio che noti che lo sto facendo solo per lei. Se le verrà qualche dubbio dirò che, visto che c’è il prof, ho cercato di vestirmi in modo decente per fare bella figura, e teoricamente questa scusa dovrebbe bastare a toglierle ogni dubbio. Ho paura di non dire frasi sensate, di fare pessima figura, di sbagliare qualcosa mentre suono e di perdere l’ultima speranza che ho di conquistarla.
Meno 30 minuti.
30 minuti che sembrano non finire mai.
30 minuti per escogitare sul da farsi dopo aver suonato.
Gli ultimi 30 minuti.
Preso dall’ansia prendo il primo foglio che mi capita sotto mano. Afferro una penna: scarica. Ne prendo un’altra: scarica. Al diavolo le penne. Prendo una matita e mi scrivo un programmino su quello che devo, o meglio, che voglio fare dopo aver suonato. Sembro un poppante di seconda elementare con il suo amico che decidono che fare insieme a casa dopo la scuola. Solo che io un amico non ce l’ho, e come quei programmini non si realizzerà niente di quello che ho scritto.
Meno 10 minuti.
Suona il citofono. Per un attimo non rischio la fine della vecchia. Apro. Falso allarme: è il prof. Rocchi. Mi saluta scompigliandomi i capelli: ci avevo messo tantissimo a sistemarli! Mio padre ovviamente arriva subito con un sorriso stampato in faccia e offre un calice di champagne al prof.
Meno 5 minuti.
Ansia! Ansia! Ansia! Se fosse uno sport avrei vinto le Olimpiadi con la medaglia d’oro.
Ansia, ansia, ansia.
Suona il citofono. E’ arrivata. E’ il mio momento.
CI SIAMO QUASI
(Elia)
Suono. Lei applaude con entusiasmo, ho le farfalle nello stomaco! Ci siamo quasi. Io la bacerò. Dopo aver suonato mi avvicino a lei: “Porto fuori Ombra: ti va di venire? So che ti piacciono molto i cani”. Accetta. Ho il cuore in gola. Non mi sento più le gambe: sto per caso sognando? Mi do un pizzicotto: non sto sognando. Avviso mio padre che usciamo con il cane. Mi porta in un parco deserto, molto carino. Ne approfitto per lasciare libera Ombra. Io e Futura ci sediamo sul prato. “Che bel posto! Come lo conosci? Io abito in questa città da sempre, ma non l’avevo mai notato!”. Mi sorride e poi risponde: “Me l’ha consigliato un amico”. Ok, ce la posso fare: con calma Elia, stai calmo. “Senti, è da un po’ che te lo volevo dire: so che ti ho delusa, e anche tanto, ma io ti… ti…” Aiuto! Mi sono bloccato! No, no, no! Forza e coraggio, Elia. Respiri profondi e poi fuori tutto: ”Io ti amo!”. Non esprime emozioni, ma poi mi sorride e mi bacia. Non posso crederci! Sto vivendo unafavola! Il mio sogno che sia avvera! Chiudo gli occhi. Ad un certo punto sento le sue labbra allontanarsi, insieme a tutto l’ambiente circostante, e ad un certo punto non vedo più niente.
INDAGINI
(Bruno)
Non tornano più. Sono preoccupato: dove si saranno cacciati? E se gli fosse accaduto qualcosa? Pensa… Pensa… Pensa… Ma certo! Il microchip! Meno male che c’è Ombra con loro! Controllo immediatamente la posizione. Trovati. Con il prof Rocchi arriviamo in un parco isolato. Appena scesi dall’auto Ombra ci correincontro e lo vedo: il mio unico figlio senza vita con Futura sdraiata sul suo petto in lacrime: “Aiuto! Aiuto! E’ stata lei! E’ stata lei! Lo ha ucciso ed è scappata!” urlava. “Dove? In che direzione è andata?” chiede preoccupato Rocchi, ma a me non importa, a me importa solo del mio unico figlio, che ormai ho perso. “E’ andata di là!”. Futura indica un punto non molto preciso, con la faccia rigata dalle lacrime, mentre Rocchi si affretta a chiamare polizia e ambulanza. Pochi minuti dopo il parco è pieno: ci sono poliziotti ovunque per cercare l’assassino o, da come aveva parlato Futura, l’assassina, ambulanza, persone che abitano nei dintorni e detective che li interrogano uno ad uno. Chiedono se hanno udito o visto qualcosa, ma niente da fare. Ad un tratto arrivano anche dei miei colleghi per documentare il tutto, ma io li allontano in malo modo: mio figlio è appena morto e loro si interessano soltanto ad un nuovo articolo?! Ora capisco cosa provava Elia, ma non ho più tempo per cambiare.
LE PROVE PARLANO CHIARO
(Bruno)
Rocchi si è unito alle truppe della polizia per cercare la colpevole, ma poche ore dopo tornano senza alcuna novità. E’ sparita. Caricano Elia in ambulanza, poi io e Rocchi saliamo in macchina e la seguiamo fino in ospedale. Qualche ora dopo riceviamo i risultati dell’autopsia: “L’assassino l’ha colpito alle spalle sulla destra, colpendo l’addome ma mancando per un soffio il polmone, con una lama quattro dita, probabilmente appartenente ad un coltellino svizzero. Una morte dolorosa e lunga, ma non abbastanza per salvarlo: un colpo per lui, come per molti altri, fatale e ben studiato e programmato nei minimi dettagli, facendo in modo così da non lasciare la minima traccia. Abbiamo trovato un capello sul cadavere: l’abbiamo analizzato e sembra appartenere ad una certa Futura Bianchi. Conoscete?”. Rispondo subito, anche se un po’ rattristato dal fatto che non servirà a niente per trovare la colpevole, visto che quella era l’unica prova trovata: “Sì, la conosciamo, ma è del tutto normale. Quando siamo arrivati sul posto l’abbiamo trovata accasciata sul corpo di mio figlio, e avrà perso un capello. Non è stata lei, erano amiche”. Vengo interrotto dall’entrata precipitosa di una ragazza, dell’età di Elia probabilmente, che urlava: “Falsa! E’ stata lei! L’ho filmata! Lei è la Cobra, ed ha aiutato il Cobra a vendicarsi di Elia perchè aveva confessato!”. La luce in fondo al tunnel. “Ragazzina, non è il momento per certe sciocchezze! Il Cobra?! La Cobra?! Che razza di nomi sono?! Dove siamo, al rettilario? Se ne vada, per cortesia!”. Un poliziotto, però ferma la ragazza e dice al dottore: “Cobra è il nome che diamo noi ai capi delle baby gang. Signorina, perdoni l’irruenza del dottore… Mi potrebbe mostrare il video?”. Il video, anche se senza audio, parlava chiaro: riraeva Futura baciare e poi uccidere, esattamente nel modo descritto dall’autopsia. E’ stata un’abile truffatrice, ma il gioco finisce qui. Futura è stata arrestata all’istante e pochi giorni dopo la corte l’ha condannata a 12 anni e 4 mesi di carcere per omicidio volontario. Il Cobra, invece, non è mai stato trovato, come scomparso nel nulla. Anche se è stata arrestata, mio figlio non ritornerà mai più indietro.
Classe 2C
Susanna Lanzani
Caterina Castellaro, Erica Kazantseva, Susanna Lanzani, Andrea Postiglioni, Nicolò Solinas
Ero seduto davanti Modanesi, le gambe mi tremavano, non sapevo cosa stavo facendo di preciso ma non potevo tornare indietro .
“Allora, Elia racconta tutto quello che sai.” Mi invitò Modanesi, mio padre era seduto vicino a me e sembrava che anche lui fosse molto preoccupato.“Io so solo che…” Stavo iniziando a sudare e il mio respiro si faceva sempre più affannoso, presi fiato e ricominciai “Il Cobra e la banda si divertivano a fare scherzi stupidi, uno di questi fu quello di spaventare la vecchia. So che quella sera loro sarebbero dovuti salire sul balconcino e spaventare la signora … Ma…” “Ma?” Continuò Modanesi, guardai mio padre e poi ricominciai “Ma nessuno pensava che questo scherzo sarebbe finito male.”
“Quindi, Elia mi stai dicendo che il Cobra e gli altri hanno ucciso la vecchia?”
“Non so se è morta proprio per questo, erano scappati quasi subito. Insomma io le ho detto tutto quello che so.” Le gambe continuavano a tremare, sono uno Sfigo dopotutto, uno che ha paura, uno che non è stato capace di scegliere, uno che adesso sta mentendo ad un agente di polizia.
“Ok. Grazie Elia, ovviamente dovrò anche interrogare il cobra, solo le tue parole non mi bastano.”
Modanesi prese la radio e ordinò di portare il Cobra alla centrale. Io e Papà siamo usciti dall’ufficio, non riuscivo a rivolgergli la parola ma so che lui aveva tante domande da pormi, forse anche troppe.
“Elia ascolta lo so che negli ultimi momenti le cose tra noi non vanno molto bene ma mi è sembrato che eri un po’ troppo stressato mentre parlavi con l’agente, non ti chiedo come mai sai così tanto su quella banda ma…”
“Papà sono stanco e spaventato ma ho detto la verità.”
Non l’ho lasciato finire e me ne sono andato. Il Cobra era stato portato dall’agente ma si rifiutò di parlare senza un avvocato o finché non fosse arrivato suo padre, gli altri erano riusciti a fuggire e quindi avevano preso solo lui.
“Voglio solo sapere cos’era successo quella sera e poi tu ne hai fatte tante di cose, rapine, risse, si erano anche verificate alcune denunce di spaccio.” “Mi serve un alibi e tra l’altro è più facile credere alle parole di quel ragazzo”
“Quale ragazzo? Qualcuno mi ha infamato?”
“Elia Montanelli, lo conosci? Sicuramente sì.”
“Lo Sfigo hahaha, e con quale coraggio lui viene a raccontare ste bugie a lei?”
“Magari avrà scelto la cosa giusta da fare.”
Non ho più parlato con mio padre, non esco da camera mia nemmeno per mangiare, mi pento di tutto, ho fatto un casino, il Cobra di sicuro troverà il modo per uscire e allora nei casini ci sarò io, nessuno mi guarderà più in faccia per non parlare di Futura…
“Te lo chiedo per l’ultima volta, COS’È SUCCESSO SUL BALCONCINO DELLA VECCHIA?” “ Le ho già detto che i cobra non c’entrano nulla con questa faccenda” Modanesi ritornò nel suo ufficio, e se Elia avesse mentito? È impossibile, qualcuno bussa alla porta “Avanti”
“ Scusi, ma sono arrivate alcune analisi sul caso di Angelina Borsotti e penso che possano interessarle molto.” Le analisi dicevano: Angelina Borsotti è morta d’infarto al cuore.
Per un attimo Modanesi non può crederci, alla fine era tutto quasi risolto e le cose avevano preso un’altra via. Il Cobra era innocente ed Elia aveva davvero mentito. Il giorno stesso il Cobra fu lasciato andare anche se sotto attenta osservazione. Il Cobra però aveva la rabbia dentro, era quasi pronto a picchiare la prima persona che incontrava ma l’unica che se lo meritava era quel vigliacco bugiardo. Il Cobra sapeva che se avesse fatto altri passi falsi poteva davvero finire in prigione e non uscirne più ma sapeva anche che non si poteva far mettere i piedi sulla testa da uno come Elia. Arriva al posto del raduno della banda però lì vede solo la metà dei volti che aveva lasciato “Che è successo agli altri?” Chiede e uno si avvicina a lui, “Abbiamo chiuso. Non possiamo continuare così…” Il Cobra fa quasi fatica a crederci. “Ma davvero?! Vi siete fatti sotto per degli agenti di polizia?” “Sei quasi finito in guai molto grossi, non possiamo rischiare a lungo.” Si erano voltati e andati via. Non riuscivo a stare in casa insieme a mio padre, c’era troppa tensione fra di noi. Sono uscito a farmi una passeggiata di sera dopo tanto tempo. Il Cobra è uscito e prima o poi si vendicherà. Il Cobra non riesce a togliersi dalla testa che tutti i suoi amici gli abbiano voltato le spalle e soprattutto nemmeno un messaggio. Deve andare da Lucrezia perchè alla fine loro non avevano mai chiuso, di solito a quest’ora è in casa, il Cobra le manda un messaggio veloce e secco per farla scendere a parlare.
“Lucrezia, io non capisco, com’è possibile, i Cobra non ci sono più…”
“Ne abbiamo parlato tra di noi tutti, e siamo giunti alla conclusione che è la cosa giusta da fare. Tu hai il ristorante di tuo padre, ma noi siamo solo scimmie, ho difficoltà a credere che quest’anno non sarò bocciata come tutti gli altri della gang. Dovremmo tutti fare una pausa da queste sciocchezze e scegliere di pensare al proprio futuro.”
Il Cobra per una volta nella sua vita ha ascoltato e ha capito per davvero come si sente e quello che ha da dire una persona.
Tornando a casa davanti al cancello vedo la macchina della polizia. Oddio saranno qui per il fatto che ho mentito, ho due possibilità entrare in casa e ricevere quello che merito oppure scappare e non tornare. Per quanto io sia uno Sfigo decido di entrare. Mio padre è seduto con Modanesi a tavola, mi iniziano a fissare “Dai su Elia siediti dobbiamo parlare.” Faccio come mi dice. “Lo sappiamo che ci hai mentito, sappiamo che facevi parte di quella banda e sappiamo che quella sera saresti dovuto tu salire sul balconcino della vecchia. Angelina Borsotti è morta d’infarto.”
Non parlo, così prende la parola mio padre “Domani mattina ti vengono a prendere, andrai in un centro per qualche mese, lo abbiamo deciso io e la mamma, ti farà bene” Guardo mio padre incredulo, no, no, no, non possono mandarmi via. Quella sera ho pensato a Futura, a mia madre, a mio padre, a quanto io sia stato stupido e a quanto avevo paura. Come potrei tornare a scuola… mi si addice proprio il soprannome dello SFIGO. Io non ho mai fatto una scelta giusta e tutto è cominciato da quando ho deciso di unirmi a quegli imbecilli e forse l’unica scelta giusta adesso è quella di buttarmi da questa finestra.
Al mattino il padre trovò il letto del figlio vuoto e la finestra aperta, un altro ragazzo era stato coinvolto in quel gioco uscendone morto.
Riscrittura del finale di Villa Mannara
1A
Leonardo Cresta
Lisa Petucco, Andrea Ruggeri, Nicolò Stefanini, Elisa Zecchel
Driss e Federico videro un’ombra e iniziarono a correre in tutte le direzioni con il cuore a mille. La vecchia della casa sentì delle urla e decise di andare a controllare: prese la scala e uscì di casa, vide delle buche e si diresse verso la più profonda, posizionò la scala e scese a controllare verso sinistra e i due ragazzi ne approfittarono per salire.
Videro la luce della luna che li illuminava, si avviarono tremanti verso le bici, ma sentirono una voce roca, si girarono e videro il prof Brambilla con una mazza : “Sogni d’ oro!!!” e colpì i due ragazzi, li prese per un piede e li trascinò dentro una capanna legandoli uno alla schiena dell’altro.
Nel frattempo Giovanni cercava i 2 ragazzi nel bosco con la mappa; trovò le bici e poco dopo anche gli zaini vicino al giardino della villa. I ragazzi si svegliarono nella capanna: “Dove siamo?”
“Non lo so non vedo niente, mi sembra una capanna.”
“Dobbiamo cercare di uscire.”
“Sì ma come?”
“Certo ci sono: metti la mano in tasca” Driss fa come gli aveva detto l’amico e trovò un coltellino svizzero.
Così i due amici si liberarono e riuscirono a scappare dalla capanna.
Quando arrivò il prof Brambilla vide la porta aperta e iniziò a cercare i ragazzi . Giovanni arrivò e vide un’ombra, si avvicinò e capì che si trattava del prof Brambilla.
“Che ci fa lei qui” disse Giovanni
“Stavo facendo una passeggiata”
“Allora perchè ha una pistola? Dimmi la verità!”
Il professore tirò fuori la pistola e disse: “Se mi costringi a farlo” …. e sparò …BOOM ! ….. due proiettili volarono alla velocità della luce e colpirono Giovanni . Giovanni cadde a terra, senza alcuna speranza di sopravvivere.
L’insegnante corse alla villa alla ricerca dei ragazzi e gli cadde la pistola, se ne accorse poco dopo e tornò a cercarla.
Intanto i ragazzi incontrarono un uomo da un volto familiare, l’uomo si avvicinò a loro e gli disse guardando Federico: “Mi hai riconosciuto ?”
“L’uomo è Giuseppe, l’amico di Giovanni”, dice Federico: “Cosa ci fa lei qui ?”
“Vi stavamo cercando”
“Giovanni dov’è?” chiede Federico.
“L’ultima volta che ci siamo visti era vicino alla villa.”
“Vado a cercarlo, rimanete qui.”
Nel frattempo Giovanni si svegliò stordito e iniziò a toccarsi le gambe, le braccia e il viso e capì che era ancora vivo.
Sentì dei rumori, dei passi che si avvicinavano. Da lontano il Prof e Giuseppe che parlavano animatamente.
Il professore disse: “Cosa ne facciamo di lui?”
“Prima pensiamo ai ragazzi , poi al Maresciallo”. Giovanni si alzò traballante e disse: “Non toccate i ragazzi, prima dovrete passare sul mio cadavere!”.
“Ci penso io a lui” disse Giuseppe “Tu vai dai ragazzi”
“Pensavo che fossi diverso. Perché l’hai fatto? Io mi fidavo, invece tu mi hai tradito!”
“Mi aveva promesso che se io l’avessi aiutato ti avrebbe ucciso.”
“Per quale motivo?” “Lo sai bene, io sono innamorato di Sara, ma lei ama te.”
Giovanni, fuori di sé, non riusciva a capire; sentì salire la rabbia; impugnò così la pistola, prese bene la mira e sparò. Quando cadde per terra capì cosa aveva fatto. Senza troppo pensare a Giuseppe andò a cercare i ragazzi vicino alla villa. Una volta arrivato vide che il prof Brambilla aveva legato di nuovo i ragazzi.
“Getta l’arma” disse Brambilla, Giovanni fece ciò che gli aveva detto.
“Io libero i ragazzi se non mi denunci; ma se lo fai io ucciderò Sara.”
“Se proprio devi uccidere qualcuno uccidi me.”
Federico intervenne dicendo: “Giovanni non farlo!”
“Comunque sappi che la mia fine non sarà oggi.”
Si sentì il rumore dei motori e delle luci blu e rosse: era la polizia!
“Mani in alto in alto e bene in vista!” disse un poliziotto.
“Tutto bene maresciallo?”
“Tutto a posto.”
“C’è un ferito vicino alla capanna, mandate qualcuno e avvisate l’ospedale.”
Intervennero anche i ragazzi che avvisarono della presenza della vecchia signora rapita e chiusa nel bunker. Tutti ringraziarono i ragazzi e il maresciallo per aver risolto il caso e divennero famosi per il loro coraggio.
1B
Assia Byaoui
Nina Vatua
I due amici si alzarono in piedi.
Barcollando e tenendosi per mano, camminarono lentamente lungo il perimetro della prigione. Mentre tastavano il muro trovarono un’apertura. Una luce soffusa li sorprese. Era la luna.
I due amici non credevano di aver trovato la via di fuga, con un gesto veloce si presero la mano e, con la velocità di un fulmine, corsero fuori in direzione del bosco. La foresta tenebrosa fece ghiacciare il sangue ai ragazzi. Iniziarono a camminare sempre più lenti.
Al momento in cui una brezza notturna accarezzava i loro volti, due spari di pistola colpirono i ragazzi, i due amici caddero a terra privi di sensi. Chi era stato a colpirli? Perché? Che motivo aveva?
Gli occhi di Federico si aprirono di scatto, nel momento in cui un ululato, lungo e intenso, interruppe il silenzio della notte buia.
Si guardò la ferita sulla spalla e vide che non era grave, poi però girò lo sguardo verso Driss e una pozza di sangue si stendeva sul suolo fangoso e la sua pancia.
Un mare di lacrime dai suoi occhi e una piccola scintilla scattò dentro di lui: “Driss!!!” urlò con tutto il fiato che aveva dentro di sè.
“E’ tutta colpa mia” urlò “Ti prego Driss, non lasciarmi pure tu, ti prego.”
“Dove saranno finiti”disse Giovanni. Nel momento in cui vide i corpi dei due amici per terra, si gettò su di loro velocemente.
Federico si svegliò dentro l’ambulanza, girò lo sguardo verso sinistra e, quando vide Driss, un grandissimo sorriso apparve sul volto di Federico.
Driss era vivo!
Dopo un po’ di tempo passato in ospedale, i ragazzi tornarono finalmente a casa. L’ultimo giorno di scuola, Federico e Driss presero le bici e si diressero al campetto da calcio: il Maracanà. Lanciarono gli zaini in aria.
Non credevano di aver concluso la prima media.
“Sei pronto per il nostro nuovo caso?” disse Driss appoggiando il suo braccio sulla spalla dell’amico.
“Certo, ma… adesso vediamo chi vince la partita, dai prendi il pallone che ti faccio vedere il mio talento!”rispose Federico.
“Sei sicuro di vincere!? Prova a battermi!”
1C
Luis Davide Mendoza
Leonardo Pogliaghi
Insieme Federico e Driss tenendosi per mano raggiunsero la fine del tunnel.
“C’è l’abbiamo fatta” disse Federico.
“Hai ragione” rispose Driss. “Ora cerchiamo Giovanni.” Appena uscirono una figura incappucciata li prese e li legò a due alberi.
“Aiuto qualcuno ci aiuti!”Tutti e due gridavano a squarcia gola ma nessuno li riusciva a sentire.
“State zitti!” ordinò il signore, fin quando non gli tappò la bocca con del nastro adesivo.
“Così imparate a ficcanasare negli affari degli altri” disse. Infine si tolse il cappuccio e chi si vide… Federico e Driss erano a bocca aperta, il professor Brambilla, cercarono di gridare.
“Torno tra poco e vi assicuro che vi sto riservando una bella sorpresa.”
All’udire quelle parole Federico e Driss si guardarono incerti mentre il vento si faceva più forte, le foglie svolazzavano da una parte all’altra, il freddo si faceva sentire e il cielo iniziava a sgocciolare di infrenabile gocce. Giovani e Giuseppe li stavano cercando già da un ora, in tutti i campi della mappa fino a quando giunsero nell’ultimo… il Maracanà. “Maresciallo” gridò Giuseppe “ho trovato qualche cosa, un tunnel!”
“Dammi la corda” disse Giovanni.
“Arriva Marescià!”
scesero giù nella cavità sotterranea. Appena scesi, notarono la vecchietta seduta sulla sedia. Corsero tutti e due a vedere le sue condizioni e a chiamare subito l’ambulanza. Federico e Driss intanto si dimenavano sul terreno per cercare di togliersi le corde finché Federico riuscì a far cadere il contellino Svizzero e a prenderlo per iniziare a tagliare le corde.
“Driss, Driss aiutami non riesco a tagliarle sono troppo spesse.”
Giovanni e Giuseppe si erano divisi per velocizzare la ricerca dei ragazzi. Giuseppe era andato a est rispetto alla villa e camminò per circa 10 minuti quando vide il professor Brambilla e decise di seguirlo. Giovanni invece stava camminando nel fango della foresta ed era esausto finché non sentì la voce di Federico urlare “aiuto! aiuto!”
Al sentir quella voce, Giovanni si mise a correre più veloce possibile fino ad arrivare al punto dove il professore Brambilla li aveva legati. Giovanni li slegò e insieme andarono davanti alla villa dove le ambulanze curavano la donna.”
“Avete visto il brigadiere Amato?” si rivolse Giovanni ai soccorsi.
“No!” rispose il capo dell’ambulanza.
“Giovanni, Giovanni” disse Federico “è stato il professor Brambilla a legarci e a rapire la vecchietta.”
A quelle parole Giovanni si girò di scatto e disse “quindi…quindi voi avete visto chi è stato.”
“Si!” gli rispose Driss, Giovanni lo guardò con aria molto sodisfatta.
“Vado a cercare Giuseppe!” e se andò nel bosco.
Giovanni stava seguendo le tracce di Giuseppe.
“Giuseppe, Giuseppe” gridava invano Giovanni.
Dopo un po’ Giovanni vide il professor Brambilla correre verso il fiume, per cui si mise a correre più veloce che poteva per raggiungerlo.
“Mani in alto!” ordinò Giovanni che gli mise le manette e lo portò alla villa dove ritrovò Federico e Driss e le ambulanze.
“Sei tornato!” esclamarono i ragazzi.
“Torno nel bosco, devo trovare Giuseppe.”
Giovanni chiamava Giuseppe di continuo ma nessuna risposta… a un certo punto lo vide sdraiato.
“Giuseppe, Giuseppe svegliati!” gridava Giovanni che l’aveva trovato. A un certo punto vide un pugnale conficcato nella schiena. Gli mise la mano sul cuore: “E’ ancora vivo!” gridò. Lo mise in spalla e si mise a correre mentre, sentiva i suoi battiti rallentare ma riuscì ad arrivare all’ambulanza dove i medici si presero cura di lui. Federico e Driss tornarono a casa e andarono a dormire, ma Giovanni accompagnò Giuseppe sull’ambulanza per arrivare all’ospedale più vicino; restò lì tutta la notte e il mattino seguente.
“Signore” disse l’infermiera, “Giuseppe ha avuto delle complicazione e non ce l’ha fatta, è morto questa mattina alle 6:44.”
Giovanni non poteva crederci, Giuseppe l’aveva lasciato. I giorni passarono e il professor Brambilla fu messo in prigione, i due ragazzi erano felici di aver risolto il caso ma erano anche dispiaciuti per Giuseppe che aveva aiutato Giovanni nella ricerca. Qualche giorno dopo si celebrò il funerale di Giuseppe e venne tutto il paese ad esprimere le proprie condoglianze. La vecchietta ritrovata da Federico e Driss venne dimessa dall’ospedale una settimana dopo; la donna ringraziò moltissimo i due ragazzi che nel giornale della Prealpina vennero identificati come Viper e Drago che salvarono la donna scomparsa.
1E
Giuditta Donini
Antoine Farina
Entrarono in questa specie di apertura nel muro che assomigliava molto a un tunnel per la fuga. Uscendo dal condotto, udirono strani rumori provenienti dall’interno della Villa, come di qualcuno che si muovesse; all’improvviso si udì un altro rumore: qualcuno era inciampato in qualcosa. Adesso era certo, c’era qualcuno in quella casa. I ragazzi si misero a correre per vedere chi ci fosse in quella Villa così inospitale.
Quando si trovarono all’ingresso, Driss esitò:
“Federico, aspetta, e se ci fosse la vecchia che si è accorta di noi oppure è qualcun altro che ci vuole tendere una trappola?”
Spazientito, Federico rispose:
“Non fare il difficile!”
Entrarono ed ebbero la sorpresa più grande del mondo.
Infatti, steso lì, per terra, si trovava Giovanni.
“Cosa ci fai qui?” chiese Federico incredulo.
“Vi stavo cercando, ma a tal proposito, cosa ci fate voi qui?” rispose Giovanni.
Driss, sentendosi in pericolo, cercò di deviare il discorso verso qualcosa d’altro:
“Come hai fatto a cadere? E ti sei fatto male?”
“No, non mi sono fatto niente, comunque sono inciampato in quel comodino”.
Tutti e tre fissarono il pezzo di legno che indicava Giovanni, quando Federico si avvicinò e disse: “Si sente del vento provenire da qua dietro!”
“È vero!”- confermò Driss.
“Proviamo a spostarlo per vedere” propose Giovanni.
Tutti e tre si chinarono e provarono a forzare il vecchio legno, ormai marcio e ammuffito, che rivelò un’apertura nel muro.
“Chi va per primo?” chiese Federico.
“Vado io”. rispose Giovanni.
Si incamminarono tutti dietro a lui.
Il passaggio era stretto e umido, aveva dei gradini in pietra, tutti screpolati; da qualche parte si udiva gocciolare qualcosa, era tutto pieno di topi di fogna che abitavano nelle fessure. Finalmente si intravide uno spiraglio di luce provenire dal basso e cominciarono tutti a correre per vedere cosa si nascondeva là in fondo.
Quando arrivarono, ebbero un’enorme sorpresa.
Infatti in fondo a quella scalinata infinita si trovava la vecchia della Villa. La stanza era quadrata, illuminata solo da una lampadina che emanava una luce fioca, che faceva male agli occhi. La vecchia era seduta su una sedia e aveva davanti una mappa con foto di persone attaccate in vari punti della cartina. Rimasero tutti in silenzio qualche istante, per riprendere fiato dopo la lunga corsa. Improvvisamente la vecchia cominciò con una specie di interrogatorio, come se avesse visto troppi film polizieschi: “Cosa ci fate voi qui?” disse con tono calmo e pacato.
Giovanni rispose: “Polizia. Più che altro, cosa sta facendo qui giù?”“Posso vedere il vostro mandato di perquisizione?”
“Ehm…”
“Lo sospettavo, in ogni caso, non sono affari vostri cosa sto facendo qui, no? Ma voglio essere gentile con voi, visto che siete un poliziotto posso dirvi tutto. Tutto è iniziato una settimana fa, quando mi accorsi che continuavano a sparire vecchie, tutte in questa zona della città. All’inizio mi sono preoccupata e così ho iniziato a fare delle ricerche e ho scoperto che un vecchio criminale abitava da queste parti, responsabile di molti sequestri di persona. Visto che era ormai vecchio, ho immaginato che volesse fare l’ultimo sequestro. Quando ha rapito la donna, mi sono risollevata, ma poi un dubbio ha cominciato ad assillarmi: e se il rapitore non fosse così vecchio da andare in pensione? Ed è per questo ho cominciato a indagare, per scoprire dove si nascondeva quel criminale e consegnarlo alla giustizia.”
Tutti rimasero a bocca aperta. Ma le sorprese non erano ancora finite, perchè infatti, subito dopo, udirono dei passi. Qualcuno stava arrivando e non sembrava solo. Sembrava che non arrivassero mai. Ma quando finalmente arrivarono, tutti si stupirono. Davanti a loro infatti si stagliava non altri che il professor Brambilla, seguito da dai tipi che sembravano scimmioni. Tutti erano armati di una pistola. Quando Giovanni, Federico e Driss se ne accorsero, indietreggiarono fino ad avere la spalle al muro, accanto alla vecchia. Nessuno osava fiatare, c’era un silenzio tombale. Fu il Brambilla a parlare per primo:
“Cosa ci fate voi qui?” chiese. Non era la sua voce normale, questa infatti era molto più aggressiva, feroce. Alla sua domanda non rispose nessuno.“Ripeto: cosa ci fate qui?” E cominciò ad avvicinarsi minacciosamente.
Intimorito Giovanni iniziò a parlare, anche se non si capiva niente, visto che balbettava.
“S-s-stavamo g-girando e-e p-per-r p-ur-ro c-caso siamo-o f-f-finiti-i-i qua-a”.
“Non capisco niente!” disse esasperato il Brambilla.
“Tranquillo, caro, ci penso io” disse la vecchia alzando una pistola.
“Come sarebbe a dire “caro”?” chiese Diss.
“Nel senso che lui è mio figlio” rispose la donna.
Rimasero a bocca aperta per lo stupore. Ma quello che arrivò dopo impressionò tutti.
“MANI IN ALTO!”
Era appena entrata Sara seguita da una scorta armata. Tutta la scorta indossava una divisa, una strana divisa, come quelle che indossano gli agenti federali.
“Vi consiglio di non muovere un dito, se non volete morire oltrepassati dai miei proiettili!”
Appena finito di dire questo, Sara si distrasse per qualche secondo a osservare un ratto che scavava un buco, e quei pochi secondi bastarono al Brambilla per scappare. Per fortuna inciampò e batte la testa. Così facilitò il suo arresto, con l’accusa di sequestro di persona. Quando tutto finì, Federico corse in braccio alla madre e le chiese: “Come mai sei vestita così?”
“Perchè sono un’agente federale” rispose Sara.
“E perchè non me lo hai mai detto?”
“Perchè non volevo che ti preoccupassi per me o metterti nei guai con il mio lavoro, è proprio per il mio lavoro che è morto tuo padre.”
“Come!?”
“Lo hanno chiamato apposta quando stava guidando perchè aveva fatto arrestare il boss di una banda che trafficava in droga.”
Dopo il discorso con sua madre, Federico e Driss si beccarono una ramanzina da entrambe le madri, ma subito dopo arrivò la stampa e, finalmente, arrivò il tanto atteso momento di farsi intervistare. Un mese dopo Federico ricevette una lettera da parte di qualcuno che diceva:
Per Federico
Ho scritto anche a Driss, finalmente sono evaso, puoi stare certo che un giorno avrò la mia vendetta e quel giorno sarà ricordato da te come il più brutto della tua vita.
Brambilla
1F Lorenzo Mariani
Federico Baratelli, Alessandro Bovoli, Marco De Santis, Youssef Elkelany, E. Mohamed
I ragazzi, con le gambe tremolanti e il fiato sospeso, attraversarono il passaggio. Alla fine del tunnel percepirono dei rumori inquietanti. I ragazzi, senza tirarsi indietro, avanzarono. Il tunnel sembrava infinito e non dissero una parola. Alla fine di esso, trovarono stranamente il prof Brambilla.
“Ragazzi, cosa ci fate qua a quest’ora?” chiese il prof.
“Stiamo indagando sul caso della vecchietta scomparsa” dissero in sincronia.
Il Brambilla disse: “Avviatevi verso casa, io vi raggiungerò”.
Dopo qualche minuto di camminata nel bosco con i brividi dalla paura, percepirono dei rumori dietro di loro, non fecero in tempo a girarsi che il Brambilla li colpì con due grandi sassi sulla nuca e svennero.
Nel mentre Giovanni e Giuseppe trovarono il bunker con dentro la vecchietta, considerata uno zombie dai ragazzi.
Mentre Giuseppe chiamava i soccorsi, Giovanni proseguì nella ricerca dei ragazzi. I ragazzi si risvegliarono legati ad un albero.
Davanti a loro videro il Brambilla che maneggiava una pistola, pronto a puntargliela contro. Il Brambilla caricò la pistola e la puntò contro di loro ma…, arrivò Giovanni e urlò: “Arma dei carabinieri!”
Il prof si girò di scatto e sparò alla mano di Giovanni che teneva la pistola. Legò anche lui all’albero. Mentre il Brambilla preparava la pistola, sentirono degli ululati e il bosco sembrava sempre più inquietante. Un’ombra a quattro zampe aggredì il prof alla gamba. La torcia, che era nella mano del Brambilla, colpì negli occhi il lupo che scappò nel buio. Ma la pistola del Brambilla, cadde e con l’impatto sparò tre colpi: uno andò nel nulla, uno colpì la spalla di Driss e uno colpì la corda e la gamba di Giovanni. Federico tirò un sospiro di sollievo ma, appena sentì l’urlo di Giovanni e di Driss, corse in loro aiuto.
Federico disse: “Torniamo alla villa, vedo delle ambulanze”.
Quando si girarono videro il presunto lupo mannaro che in realtà era un normale husky che aveva salvato loro la vita. Ad un certo punto il cane ululò e apparve la vecchietta. Ella disse: “Dov’è mio figlio?” ed inciampò sul corpo del prof stordito.
Il Brambilla si alzò e, senza dire una parola, li insegui. I tre scattarono nell’oscurità, ma Giovanni non riuscì a stare al passo e disse: “Voi andate, io guadagnerò tempo”.
Federico ribatte: “Non voglio perdere un altro padre, devo pensare a una soluzione. Ci tufferemo nel fiume che passa dietro casa mia”.
Giovanni annuì, Driss fece lo stesso. Si tuffarono nel fiume, Driss e Giovanni soffrivano molto per le ferite brucianti. Arrivati dietro la casa, Federico sollevò Driss e Giovanni sulla riva, ma mentre Federico stava salendo,urtò un sasso che lo fece svenire e sprofondò nel fiume. Per fortuna arrivò l’husky che si tuffò e portò Federico sulla riva. Il cane iniziò a ululare, Sara uscì di casa e, non appena vide i ragazzi, chiamò i soccorsi. Dopo qualche giorno di ospedale il sogno dei ragazzi si realizzò, ovvero si presentarono come << Drago e Viper>> in un intervista.
Ma il Brambilla restò a piede libero perchè la polizia non riuscì a trovarlo nel bosco. I due ragazzi non smisero di stare sulle sue tracce…
1D Isabella Orlandi
Daniele Lopopolo
…I due amici si alzarono in piedi. Barcollando e tenendosi per mano, camminarono lentamente lungo il perimetro della prigione. Mentre tastavano il muro, trovarono un’apertura. Era l’ingresso di un tunnel. Il tunnel era buio e fangoso, Federico e Driss all’inizio avevano paura, ma non avevano alternative, dovevano assolutamente scappare da quel luogo e mettersi in salvo. Dopo qualche metro trovarono una porta di ferro chiusa…guardando attentamente si resero conto che bisognava inserire un codice in una tastiera…all’inizio pensarono che non avrebbero mai decifrato il codice, poi Driss ebbe un lampo di genio e pensò che le persone adulte a volte per non dimenticare i codici segreti utilizzano un semplice 1,2,3,4 e decise di tentare…i ragazzi restarono stupefatti quando d’improvviso la porta si aprì. Quello che trovarono davanti ai loro occhi li lasciò senza parole…una stanza segreta piena di telecamere che videosorvegliavano la villa, la scuola e la casa di Rossella! Guardando attentamente, si resero conto che la stanza era tempestata di foto di Rossella Pasqua. Iniziarono a guardarsi attorno per cercare un telefono o una via di uscita…mentre i ragazzi perlustravano la stanza sentirono dei passi avvicinarsi piano piano allora, per la paura, Driss saltò sulle spalle di Federico ed entrò nel condotto di areazione sul tetto che portava all’esterno. Federico prese una sedia, ci saltò sopra e provò a uscire anche lui dal condotto ma, mentre era quasi riuscito a fuggire, qualcuno lo afferrò per i piedi e lo tirò giù come un sacco di patate. Federico riuscì solo a urlare a squarciagola al suo amico di scappare a chiamare aiuto. Driss corse alla centrale di polizia e insieme tornarono nella Villa per salvare Federico. Una volta giunti però, Driss non riusciva ad orientarsi e a ritrovare l’ingresso del tunnel, quindi fece tutto il giro che aveva fatto con il suo amico per arrivarci la prima volta. Dopo essere entrati e aver messo la password 1234 vide che nella stanza segreta non c’era più niente, era completamente vuota e i poliziotti se ne andarono credendo che Driss avesse voluto giocare un po’ con loro e che si fosse inventato tutta la storia…..
Driss non sapendo cosa fare pensò che l’unica soluzione fosse rivolgersi direttamente a Rossella Pasqua proponendole un piano per incastrare il professor Brambilla. Rossella, molto preoccupata per sua mamma, accettò all’istante. Il piano consisteva nell’invitarlo a una cenetta romantica…innamorato com’era non si sarebbe fatto sfuggire l’occasione!!! Rossella arrivò alle 20:00 come concordato e in un attimo di distrazione di Brambilla gli versò un potente sonnifero nel bicchiere. Ad un certo punto, Brambilla incominciò a sentirsi un po’stordito fino a quando cadde con la faccia sul tavolo colpito da un sonno profondo. Rossella fece entrare Driss, che aspettava fuori dalla casa e iniziarono a cercare disperatamente Federico e la mamma. Driss scese in cantina e trovò Federico e la vecchia con dello scotch sulla bocca, incatenati con una corda a delle sedie. Appena Driss e Rossella Pasqua li liberarono, sentirono delle urla provenire dalla sala…Brambilla si era svegliato ed era furibondo perchè si era reso conto di essere stato raggirato dalla sua amata! Capì che era tutta una messa in scena, prese un coltello e si diresse verso la cantina come una belva. Arrivò in cima alle scale, bloccando il passaggio a Driss e Rossella, che portavano Federico e la mamma con difficoltà dato che erano molto indeboliti dalla prigionia! Erano in trappola…come avrebbero raggiunto l’uscita ora?… Mentre tremavano dalla paura sentirono l’ululato del cane che Brambilla teneva sempre legato in giardino…sentivano il cane abbaiare sempre più vicino e ad un certo punto se lo trovarono davanti che ringhiava con la bava alla bocca! Brambilla cercò di spostarlo in malo modo, come era solito fare con lui e il cane si ribellò azzannandogli un braccio! I quattro approfittarono della situazione per correre più veloce che potevano e non era semplice con la vecchia che non riusciva quasi a camminare. Finalmente raggiunsero la macchina di Rossella e corsero a raccontare tutto ai poliziotti, gli stessi che il giorno prima avevano preso per pazzo Driss. Le forze dell’ordine si recarono subito nella Villa, ma del Sig. Brambilla nessuna traccia…. Era sfumato, svanito nel nulla…. In casa fu ritrovato solo il cane ferito, ma per fortuna in vita.
Sono passati tre anni da quei terribili episodi e c’è chi dice che Brambilla un giorno tornerà per vendicarsi e chi invece pensa si sia rifugiato in un qualche paradiso tropicale per dimenticare il male fatto e rifarsi un vita…. Naturalmente tutti sperano che la seconda ipotesi sia quella corretta….
Nel frattempo, Federico e Driss si sono presi cura amorevolmente del cane che aveva salvato loro la vita e la casa di Brambilla è diventata un parco giochi e luogo d’incontro per tutti i bambini della zona… un luogo dove tutti sono uguali e si può stare insieme in serenità.