UN RACCONTO DA BRIVIDO

Un percorso di lettura e scrittura è la scelta fatta dai ragazzi e dalle ragazze della scuola media Beltrami di Milano.

Alla fine del percorso, partito dal romanzo Due hotel e un delitto di Erika Torre, i ragazzi hanno scritto il loro racconto breve di “paura”.

I testi segnalati sono:

L’ASSASSINO CANNIBALE   di Vittoria Mazza – 2D

1

Era una serata luminosa, piena di stelle e c’era una grandissima luna che illuminava le vie della piccola cittadina di Candle. Tutte le luci delle casette a schiera erano spente già da un po’, a parte una piccola lucina proveniente da casa Enderson, in particolare, la luce della stanza di Martin.
“Muoviti Martin dobbiamo andare” – si sentì all’improvviso una voce sussurrante che veniva dal basso della finestrella illuminata. “Arrivo calmo” – sussurrò una voce, questa volta proveniente dalla stanza. “Vuoi che mia madre ci scopra?”, disse la medesima voce mentre uno zaino cascò dalla finestra e arrivò dritto in faccia al ragazzo di sotto; si udì un sussulto di dolore appena una figura alta e possente scivolò dalla finestra, Martin Enderson, figlio di Jiudit Enderson e Giustin Enderson, deceduto poco dopo la nascita del figlio. Martin era un ragazzo alto e dalla postura possente, aveva i capelli marroni castagna che gli scivolavano sul viso dalla carnagione abbronzata, possedeva due fantastici occhi verdi e luminosi con un’espressione accesa ed euforica e allo stesso tempo seria e arrabbiata. Indossava quasi sempre vestiti scuri e poco colorati, soprattutto per le fughe in incognito nel cuore della notte. Dopo essersi messo lo zaino in spalla proseguì dritto seguito dal suo amico che si teneva una mano sulla testa “haia, mi hai fatto male”, disse l’amico in tono rabbioso. “Non ti lamentare, Steve, è solo uno zaino, non un pezzo di metallo”, disse Martin in tono annoiato snobbando l’amico.
Steve era il migliore amico di Martin e, a contrario suo, era un ragazzo gracile e magrolino, dalle gambe secche e il collo lungo, i capelli erano di un biondo paglia con delle ciocche marroni. Aveva due bellissimi occhi azzurri e un sacco di lentiggini marroncine sparse per tutto il viso. Steve adorava i videogiochi e questo si intuiva dai suoi vestiti sempre colorati e con delle stampe di personaggi di Minecraft, il suo videogioco preferito.“Ma all’interno di quello zaino ci sono dei pezzi di metallo”, precisò Steve mentre si aggiustava gli occhiali verdi sul naso e continuava a seguire Martin – “non ti lamentare principessina, comunque, gli altri sono già là?”, chiese Martin cercando di cambiare argomento. “Si, credo di si”, rispose Steve mentre i due si addentrarono in una foresta dietro le casette a schiera. Camminarono svariati metri nella buia e spaventosa foresta nel cuore della notte, si sentivano i corvi gracchiare rumorosamente e le foglie strusciare tra loro per via del vento creando un’atmosfera buia e inquietante. Dopo aver camminato per un bel pezzo di bosco i due amici si ritrovarono davanti a una parete di rose, Martin prese due assi di legno posate sul terreno e le mise in un piccolo spazio tra tutte le rose unite e piene di spine pungenti. Aprì le assi e creò un varco per passare. Una volta che lui e Steve superarono le rose, posarono le assi sul pavimento e arrivarono in un luogo che sembrava quasi incantato: era un piccolo pezzo di pianura completamente senza alberi. Tutt’intorno c’era un cerchio di rose pungenti che proteggeva quel luogo paradisiaco. All’interno vi era una pianura luminosa e c’era una piccola capanna al centro con tante lanterne intorno, il resto dello spazio era cosparso da lucciole luminose  che rendevano ancora più magica l’atmosfera. Davanti alla capanna c’era un piccolo tavolino con una sedia dove era seduto un ragazzo che stava lavorando a qualcosa con la legna, davanti a lui, appoggiata alla capanna, una ragazza che leggeva un romanzo.
“Come siete noiosi”, disse Martin con un sorrisetto scherzoso mentre appoggiava lo zaino sul tavolo di legno; appena lo fece il ragazzo, prima concentrato sulla legna, lo prese e lo aprì. “Finalmente ti sei reso utile, Mar”, disse divertito Jack.
Jack era il ‘tuttofare’ del gruppo, un ragazzo alto e possente, come Martin, e con un viso apparentemente perfetto, la mascella scolpita e due occhi neri profondi. Aveva un’espressione sempre cupa a parte quando faceva i suoi lavoretti da tuttofare. I suoi capelli erano più lunghi davanti e quasi rasati ai lati, erano neri pece come gli occhi. “Io sono sempre utile”, rispose Martin puntandogli un dito contro, “Ja” continuò cercando di imitare il tono cupo e baritonale di Jack. “Non incominciate voi due”, disse Line distogliendo l’attenzione dal suo romanzo e lanciandogli un’occhiataccia. Line era la ‘mamma’ del gruppo, li faceva sempre smettere di litigare e li curava se si facevano male. Era una ragazza bassina e dalle forme ben definite, aveva un viso dai lineamenti delicati e una pelle che sembrava porcellana, i suoi occhi erano verdi chiaro e i capelli neri, ma non come quelli di Jack, ma di un nero più delicato. Li teneva abbastanza lunghi ed erano sempre lucenti. Era la più piccola del gruppo, mentre Jack il più grande e Martin aveva un ampio spirito da leader, per cui discutevano sempre su chi fosse il più adatto al titolo.“Finalmente la regina ci rivolge le sue attenzioni”, la sbeffeggiò Martin mentre si sedeva sull’erba accanto a Steve che , come suo solito, stava giocando sul computer. Steve, invece, era l’intellettuale del gruppo, ogni cosa gli si chiedeva lui puntualmente la sapeva.
“Ancora con questo inutile gioco”, sbuffò Martin annoiato mentre giocherellava con un filo d’erba. “Non è inutile”, controbatté Steve chiudendo il computer, “è un gioco che allena le tue capacità di coordinazione e a calcola il tuo livello di intelligenza artificiale”, spiegò orgoglioso Steve. I due si misero a discutere su chi dei due fosse più intelligente. Passò un’altra ora e ognuno continuava a farsi i fatti suoi, Line leggeva, Jack lavorava il metallo, Steve smaneggiava sul PC e Martin leggeva il giornale. Tutto procedeva tranquillamente finché, all’improvviso, Martin scattò in piedi rumorosamente facendo sussultare tutti dalla paura, “ragazzi, ragazzi sentite qui”, disse entusiasta. I suoi amici si guardarono tra loro incuriositi e poi raggiunsero Martin che si mise  a leggere ad alta voce un pezzo del giornale che stava leggendo.“Un’assassino si aggira per la cittadina di Candle già da un po’ di tempo. Un ragazzo di 16 anni di nome Gief Gardon è scomparso e si presume che l’assassino abbia colpito ancora, i genitori del ragazzo daranno una grossa ricompensa a chi troverà il figlio, o il suo cadavere”. Martin fece una pausa stampando sul volto di tutti una curiosità immensa, e continuò a leggere: “l’ultima volta che Gief è stato avvistato era nel bosco dietro la cittadina”, concluse Martin in tono euforico, si voltò e tutti lo stavano guardando stupiti, ad un certo punto Line disse: “come fai ad essere felice? Nella nostra città c’è un assassino spietato che ha ucciso un nostro compagno di classe, dovresti essere terrorizzato”, disse in tono sorpreso Lina. Martin rispose sicuro: “ma ve le lavate le orecchie la mattina, qui c’è scritto ‘grossa ricompensa’. La famiglia Gardon è la più ricca della città, chissà quanti soldi saranno.” I suoi amici passarono da sorpresi a inorriditi. “Quindi tu vuoi andare a cercare un cadavere di un ragazzo in un bosco con un assassino a piede libero?”, disse Jack in tono scandalizzato “tu sei completamente pazzo amico mio, completamente pazzo!” concluse Jack tornando sul suo tavolo seguito da Lina che tornò a leggere il suo romanzo sospirando e scuotendo la testa. Allora Martin guardò Steve speranzoso  ma Steve rispose: “a me sembra un’ impresa completamente irrealizzabile pure per noi”, disse con lo sguardo dispiaciuto tornando a smanettare sul PC. Martin li guardò sdegnato e disse “che begli amici che siete” –  continuò –  “io me ne vado!”, urlò su tutte le furie. Borbottò arrabbiato per tutto il tragitto finché non arrivò a casa, senza fare rumore si tolse le scarpe e fu attirato da una lucina in salotto e si piegò per guardare e si sentì scivolare una lacrima sulla guancia appena vide sua madre con il viso tra le mani che singhiozzava, allora Martin posò lo sguardo sul tavolo davanti a lei e vide tantissimi fogli e bollette da pagare. Come una volpe Martin salì le scale e si intrufolò in camera sua, si mise il pigiama e si distese sul letto con un’espressione decisa e scalfita dal dolore mentre sussurrava “io lo troverò, lo troverò e aiuterò mia madre”.

2

Martin passò una notte insonne pensando a come convincere i suoi amici ad andare con lui alla ricerca del cadavere perché non aveva la minima idea di come fare da solo. Gli sarebbe servita una delle fantastiche idee di Line. Non avrebbe voluto dirgli il perché desiderasse ancora di più quei soldi, perché non voleva che i suoi amici avessero pietà di lui, aveva solo bisogno del loro aiuto per trovare il corpo. La mattina seguente la sveglia suonò e Martin scattò in piedi e si preparò per andare a scuola, quando scese vide la madre completamente sfatta, giù di morale ed esaurita. Alla visione di sua madre in quelle condizioni avrebbe voluto andare lì abbracciarla e dirle che andava tutto bene e che c’era lì lui ad aiutarla. Ma non lo fece, perché la madre non sapeva che lui sapeva, allora Martin si limitò a bere il caffè mangiare della cioccolata e salutarla, pure se mostrarsi indifferente, come sempre, in quella situazione era risultato più difficile del previsto. Uscì di casa e prese la bici per avviarsi verso la scuola, appena arrivò lanciò la bici in un angolo e raggiunse i suoi amici di corsa. Arrivò da loro con il fiatone e disse “hei, come state? Spero bene perché dovete aiutarmi” concluse Martin ancora con il fiatone, a quel punto suonò la campanella e tutti e quattro si avviarono verso l’entrata mentre Jack domandò spavaldo “Ancora con quella storia del cadavere Mar?”, continuando a camminare verso la classe di letteratura avanzata. “ Voi non capite, a me servono quei soldi”, disse Martin sfiancato con un tono sincero, ma Line sospirò ed entrò in classe seguita da tutti e tre. La prima mezz’ora di lezione proseguì tranquillamente, ma ad un certo punto una pallina di carta colpì la nuca di Line, che sorpresa si voltò, prese la pallina tra le manie e la aprì. Al suo interno c’era scritto ‘ti prego ho bisogno del vostro aiuto. Ti scongiuro, convinci gli altri.’ Line, arrabbiata fino al midollo, si girò e vide Martin che le faceva gli occhioni con il labbro inferiore all’infuori sdraiato sul banco con aria speranzosa ma allo stesso tempo spaventata e angosciata. Alla vista del suo amico sempre gioioso e divertente in quello stato Line si arrese e annuì con la testa, Martin, vedendo la sua reazione sorrise e appena suonò la campanella si alzò e l’abbracciò sussurrandole un ‘grazie’ dolce e premuroso all’orecchio, Line ricambiò l’abbraccio e uscirono seguiti da Steve e Jack che chiacchieravano tra loro. Appena usciti arrivarono nel bosco e si misero a preparare un piano, dopo che Line aveva convinto Jack e Steve. “ I-io non sono tanto convinto di questa decisione, Line “, balbettò spaventato Steve. “ Io seguo la ‘mamma’ “, disse scherzoso Jack, beccandosi un’occhiataccia da Line che odiava essere chiamata così, soprattutto nelle questioni serie tipo questa. “ Dobbiamo incominciare a fare una mappa in 3D della foresta, questo lo farà Steve sul PC, mentre Jack e Martin ci procureranno delle divise mimetiche per nasconderci meglio in caso ci fosse l’assassino nei paraggi. Mentre io cerco quanto è la ricompensa”, ordinò Line. Alle cinque tutti arrivarono alla capanna e ognuno mostrò cosa aveva fatto. Line ci informò che la ricompensa sarebbe stata di 2 milioni morto e vivo 4. Dopo questo annuncio tutto il gruppo incominciò a cercare. “ Sono passate tre ore, noi andiamo”, dissero Jack e Line stanchi e sconfitti. “ Visto che siamo rimasti in due potremmo dividerci e coprire un’area più vasta del territorio” propose Steve convinto, “ hai ragione io di qua e tu di là”, Martin indicò due parti opposte e i due si avviarono. Passò un’altra ora e Martin non trovò niente, perciò mandò un messaggio all’amico nel quale scriveva che sarebbe andato via. Arrivato alla capanna posò la divisa e il telefono squillò, era Steve, Martin rispose e senti che Steve aveva il fiatone “ M-Martin , lo ho trovato, è-è qui”, disse senza fiato “ cosa? Dici sul serio? Oddio! Sì! “ rispose Martin al settimo celo, ma l’amico riprese subito il discorso – “ma c’era un uomo, che mi ha visto, aveva il corpo tra le braccia. Lo stava mangiando, mangiando! Ho paura”, disse Steve completamente terrorizzato. “OK, Steve, ascoltami, torna qui e di corsa! Subito!”, urlò Martin accorgendosi del pericolo in cui si era cacciato l’amico. Ma  ad un certo punto Martin sentì una voce: “brutto moccioso io ti ammazzo! – No ti prego! Nooo!” – Urlò Steve terrorizzato. “Steve mi senti Steve, Steve! Ti prego amico rispondi! Steve!”. Gli scivolò il telefono dalla mano cosparso di dolore fino al collo e si mise a correre, correre velocissimo e arrivò alla stazione di polizia in lacrime, le gambe gli tremavamo e alcuni agenti lo aiutarono a reggersi in piedi mentre lui raccontava tutto allo sceriffo. Dopo la deposizione svenì.

3

“E’ tutta colpa mia”.
Martin era su un letto di ospedale e questa fu la prima cosa che disse appena si svegliò. Affianco a lui c’erano i suoi amici che gli tenevano la mano, “Martin”, disse Line in tono rattristato, agganciando i suoi occhi pieni di lacrime a quelli dell’amico sul letto. “Martin non provare neanche a dirlo, è stato un incidente, tu non c’entri”, disse Jack in un tono basso e rauco. Martin si voltò verso  l’amico e lo strinse a se scoppiando in mille lacrime sulla sua spalla. Passò un’ora e la dottoressa di Martin lo dimise dichiarandogli che si era trattato solo di un attacco di panico.
“Andiamo nella caffetteria della scuola?”, propose Line nell’intento di tirare su il morale all’amico, lui accettò e tutti e tre andarono al bar della scuola, si sedettero e la cameriera prese le ordinazioni facendogli le condoglianze. Poco dopo la cameriera portò a Jack una birra e a Martin e Lina un caffè. I ragazzi stettero in silenzio per tutto il tempo e a spezzare il silenzio fu la radio “ Un ragazzo di nome Steve Nelson è stato ritrovato nel bosco senza vita dopo una chiamata al suo migliore amico. La morte è causata da un orso che si aggira nei boschi dietro la cittadina…” Un uomo alto si avvicinò e spense la radio “ Basta “ fu l’unica cosa che disse. I tre amici scattarono in piedi e corsero verso la stazione di polizia.
“Voglio vedere lo sceriffo”, urlò Jack entrando nella centrale di polizia seguito dai suoi amici. Tutti gli agenti lo guardarono straniti mentre lui teneva i pugni serrati lungo i fianchi, quando Jack si arrabbiava incuteva timore a chiunque data la sua statura possente e lo sguardo tagliente, “OK, cosa sta succedendo qui?” domandò lo sceriffo uscendo dal suo ufficio “ vorremmo parlarle” disse Line accarezzando il braccio di Jack per farlo calmare. “ Va bene, entrate”, lo sceriffo si accostò alla porta per farli entrare e per poi chiuderla dietro  ai tre amici. Era una piccola stanzetta con le pareti bianche crema e dei quadri con degli articoli di giornale erano appese ad essa, al centro della stanza c’era una scrivania e davanti ad essa un divanetto mentre dietro una sedia e una lavagna per le indagini vuota. Lo sceriffo si sedette e gli fece segno di accomodarsi, Martin e Line si sedettero mentre Jack gironzolava per la stanza, ad un certo punto spezzò il silenzio “ che cavolo significa?”, sbottò su tutte le furie. Posò le mani sulla scrivania e continuò “orso?! Ma è serio! Un orso!?”, proseguì Jack… “Oh, certo Steve”, disse lo sceriffo come per scontato “ma lo sapete quante prenotazioni si sono cancellate dagli hotel dopo quello stupido articolo?”, proseguì “questa città va avanti grazie al turismo, non possiamo permetterci di dire che un assassino ha ucciso due ragazzi. Andremmo in rovina!”, concluse lo sceriffo  “Gerry portali via!”, ordinò ad un agente che spinse fuori Jack seguito da Martin e Line.“Cavolo”, sbottò Jack calciando un sasso mentre i tre stavano tornando a casa, “ quel cannibale psicopatico non può passarla liscia! Ha ucciso Steven meledizione! Lo ha accoltellato finche non è morto!”  disse a sua volta Line anche lei infuriata. Martin stava camminando dietro di loro, che stavano discutendo su qualcosa, con la testa bassa e un dolore lancinante al petto, come se mille frecce gli stessero trapassando il petto ancora e ancora , e il cuore chiedeva pietà e perdono, perché Martin si sentiva terribilmente in colpa per quello che era successo al suo migliore amico e mille domande gli stavano frullando nella testa: ‘e se io avessi preso quella strada? E se me ne fossi andato insieme agli altri? E se non avessi letto il giornale? E se non fossi stato così insistente?’ Si chiedeva guardando il pavimento della strada davanti a sé. A stoppare quel flusso di pensieri fu Jack che gli chiese “ tu che ne pensi, amico?” “Cosa?” domandò Martin corrugando la fronte. “ Pensavamo di cercare noi il cannibale per dare giustizia a Steve, tu che ne dici?” Gli domandò Line convinta. Martin ci pensò e poi rispose in tono vendicativo e pieno di rabbia “ farei di tutto per Steve, tutto.”

4

Quella sera Martin si distese sul letto e cominciò a ripensare ai tre giorni passati. Incominciò a scarabocchiare su dei post-it tutti i suoi ragionamenti, dopo un po’ si ricordò del pezzo di giornale che aveva letto ai suoi amici che diceva “ultimamente si aggira un assassino nella cittadina…” “ultimamente” sussurrò Martin, ma certo! Doveva documentarsi sui nuovi arrivati nell’ultimo periodo, e lui sapeva benissimo da chi andare. Il mattino seguente Martin raggiunse il bosco e alla capanna trovò Line seduta, come suo solito, a leggere e le disse tutto quello che aveva scoperto. “ Dobbiamo andare dalla signora Clara” affermò convinto Martin, “ andiamo” rispose Line euforica per la nuova pista. La signora Clara era la ‘civetta’ , era una signora anziana che viveva in una casetta all’inizio della città e che sapeva sempre tutto su tutti. Martin e Line si avviarono verso la casetta, Jack non c’era perché era impegnato in cantiere con suo padre. Appena arrivati i ragazzi si scambiarono uno sguardo e bussarono lentamente alla porta della ‘civetta’, appena la porta si aprì una vecchietta bassina e con un’aria simpatica li accolse. La casetta era piccola e piena  di vasi e  cornici in bianco e nero, al centro del salotto c’era un tavolino con dei dolci sopra. Line e Martin si sedettero e la civetta li seguì allegra “ cari che bello vedervi, volete un dolcetto?” Disse gentilmente la signora Clara “ No grazie signora, noi siamo qui per chiederle una cosa”, spiegò spedito Martin mentre la civetta addentò un dolce, Martin le chiese se sapesse chi era nuovo in città e lei rispose contenta “ Si, certo. Tod Tarched. È arrivato una settimana fa, ho provato più volte a parlarci, ma è un tipo strano, ma ho visto che ieri era seduto a un bar con una certa Alishia. È un uomo alto e muscoloso e ha sempre lo sguardo cupo. Ogni sera va nella foresta con un sacco di borsoni. È un uomo veramente particolare, ieri ha spento improvvisamente la radio mentre ascoltavo il notiziario. Robe da pazzi!”, concluse arrabbiata la civetta mangiando un altro dolcetto. Martin e Line si guardarono complici, salutarono la civetta e uscirono di corsa per andare a parlare con Alishia, una loro compagna di classe. La trovarono su una panchina a studiare e la chiamarono con il fiatone sedendosi accanto a lei. “Hei ragazzi, va tutto bene?”, domandò Alishia a Martin e Line. “ Hei Alisha, tu per caso conosci  Tod  Tarched “, chiese Line appena riprese fiato. “ Oh sì. È venuto ieri da me al bar e mi ha chiesto cosa fosse successo a Steve, poverino…”, concluse Alishia in tono dispiaciuto. Era lui, era lui il cannibale, aveva ucciso Steve e si era mangiato Gef. Ma perché? Perché si era mangiato Gef? Perché, invece, non lo aveva rapito e chiesto il riscatto ai suoi genitori ricchi? Tutte queste domande erano appese a un tabellone con delle spille su una lavagna creata da Jack che intanto li aveva raggiunti. “Ma siete sicuri?” domandò Jack incredulo mentre li guardava perplesso. “ Tutto combacia alla perfezione Jack” rispose Martin. “ Ma se avesse un alibi? E se lui andasse nel bosco per fare altro?” Rispose Jack a tono del tutto incredulo sulle convinzioni dei suoi amici. “ Adesso abbiamo altri due punti di domanda da aggiungere alla collezione” concluse Jack sfregandosi le mani sul viso. In effetti aveva ragione, Line e Martin non avevano la piena certezza di quello che dicevano. All’improvviso Line spezzò il silenzio. “Dobbiamo parlargli” affermò convinta. “Tu sei pazza, è un assassino!” controbatté Martin. “Non ne abbiamo la certezza” disse Jack “ha ragione la ‘mamma’” concluse prendendo in giro Line. “Allora è deciso. Domani Jack va a parlargli con la scusa dei volantini del teatro.” Concluse Line dopo aver elaborato un piano insieme ai suoi amici. Dopo che prepararono il discorso di Jack ognuno tornò a casa propria. Il giorno seguente si ritrovarono tutti al solito posto davanti a scuola e Martin rubò dei volantini del teatro a un ragazzo che li stava distribuendo per darli a Jack. Che il piano abbia inizio.
Tod stava camminando verso la caffetteria e Jack gli venne incontro. “Buongiorno signore, lei deve essere Tod Torched, si parla molto di lei sa? Comunque, vuole dei buoni per lo spettacolo di teatro? Lo reciteranno dei ragazzi, una cosa imperdibile!” concluse con un sorriso, l’uomo lo fulminò con gli occhi e gli rispose cupo “io odio i ragazzi” Jack deglutì  e lo salutò. Mentre si stava dirigendo verso i suoi amici per sbaglio andò a sbattere contro il prof di letteratura che si rovesciò il caffè sulla camicia. “Attento, stupido ragazzino ignorante” gli urlò infuriato il prof “non sapete nemmeno camminare voi ragazzini”, concluse burbero, il prof è sempre stato burbero e scontroso, ci avevano fatto l’abitudine ma quel giorno era particolarmente nervoso. Jack si scusò e raggiunse i suoi amici. “Forse avevate ragione”, disse mentre entrarono in classe. Era lunedì per cui alla prima ora c’era la lezione di chimica, Martin entrò in classe e notò subito che nel posto accanto al suo non c’era nessuno, in quel momento tornarono i sensi di colpa e il dolore lancinante al petto, ma questo malessere fu subito placato da Line che si sedette accanto a lui e gli strinse la mano. Nella lezione di chimica la professoressa spiegò come fare un accecante naturale con del terriccio e della corteccia. Alla fine delle lezioni i tre amici andarono al bar della scuola dove presero sempre il solito, il locale era pieno e tutti parlavano e ridevano, a parte il prof di letteratura che puliva i suoi occhiali rossi annoiato e infastidito, come sempre. Al bancone c’era Ostro, il barista, che maneggiava con agilità dei liquori cercando di attirare l’attenzione di alcune ragazze, “hei Ostro, con chi ci stai provando oggi?”, domandò incuriosita la cameriera “fatti gli affari tuoi, zabetta” la rimproverò Ostro. “Quei due sono come il gatto e la volpe”, disse Martin ai suoi amici che confermarono ridendo. “Adesso parliamo di cose serie” disse Line convinta “sul nostro tabellone ci sono ancora tante domande affermò “e noi possiamo eliminarne una che ci porterà ad avere la certezza su Tod “, concluse con un filo di spavento nella voce. “E quale sarebbe?”, domandò Jack incuriosito. “E se lui andasse nel bosco per fare altro?”, disse Line convinta. I ragazzi passarono tutto il pomeriggio a decidere chi avrebbe dovuto pedinarlo e alla fine divisero il tragitto in tre parti e ognuno ne prese una: Line si sarebbe dovuta appartare davanti a casa di Tod, Jack nel tragitto e Martin nel bosco. Line si appostò e dopo 10 minuti prese il walkie talkie e diede il via al piano. Tod usci di casa e svoltò a sinistra dove era appostato Jack che lo pedinò fino al bosco e da lì continuò Martin “è arrivato” disse premendo il pulsante del walkie talkie e avvertendo i suoi amici. Martin seguì Tod fino a una grande roccia, l’uomo aprì i sacchi e li posò sul pavimento mentre si sedette sulla roccia guardandosi intorno, Martin, terrorizzato cominciò a tremare, aveva il cuore che batteva a mille, stava sudando e aveva il respiro affannato. Tod avvicinò una mano al borsone e Martin serrò gli occhi per la paura. All’improvviso Martin sentì una melodia lieve e aprì gli occhi, Tod stava suonando? Martin vedendo questo sospirò e premette il pulsante per far sentire ai suoi amici e annunciò “è il nuovo violinista dell’orchestra” arreso e rassegnato andò verso la capanna. Ad un certo punto calpestò qualcosa e quando alzò il piede notò che erano degli occhiali, degli occhiali rossi.

5

Martin raccolse gli occhiali con le mani tremanti, ormai la musica non si sentiva più data la distanza, per cui tutto in quel luogo era buio e spaventoso. Martin rigirò gli occhiali sul palmo della mano e notò su un asta delle iniziali in oro, ”RR” bisbigliò tra sé e sé. Pronunciando quelle iniziali tutto fu più chiaro nella sua mente, gli occhiali rossi, le iniziali, l’odio per i ragazzi, arrivato da poco… Richard Render, il suo prof di letteratura, lui odiava i ragazzi ma in particolare Gef, un giorno discussero pesantemente in classe e il prof lo minacciò di squarciargli la gola e assaporare il gusto amaro del suo sangue, tutta la classe si mise a ridere pensando che stesse citando uno scrittore macabro come faceva di solito. Inoltre il prof era in città da qualche settimana, non di più, e non si era mai tolto i suoi occhiali rossi con le iniziali in oro. Tutti i pezzi del puzzle combaciavano perfettamente, ma un rumore di passi gli fece alzare la testa, davanti a lui apparve Richard che si stava mangiando un dito, molto probabilmente di Gef. Nei suoi occhi c’era un’espressione disumana, come se fosse posseduto da uno spirito infernale, alla vista di quella scena Martin si ghiacciò dal terrore immenso che stava provando. Si mosse solo quando l’uomo avanzò verso di lui, allora Martin scappò più veloce che poteva in preda all’angoscia, finché non inciampò e cadde a terra davanti a un albero e una pozza d’acqua. Si sentì stringere la caviglia e si accorse che l’uomo era arrivato e lo aveva preso, lui incominciò a scalciare e a urlare aiuto ma niente la presa era ancora salda sulla sua caviglia, allora si ricordò, l’accecante della lezione di chimica. Martin prese del terriccio e un pezzo di corteccia e lanciò il composto sul viso dell’uomo che sussultò dal dolore, e Martin ne approfittò per scappare a gambe levate con il viso tutto graffiato e i vestiti strappati data la caduta.Scappò più veloce che poteva in preda all’angoscia e alla paura, scappò per ritornare da Jack, scappò per rivedere Line e sua madre, scappò per prevenire altre morti e soprattutto scappò per vendicare e dare pace al suo amico Steve, e tutti coloro che erano stati uccisi.

6

Sono passati 5 mesi dallo scandalo di Richard Rendel. Dopo essere scappato Martin andò dalla polizia che, non volendo altri cadaveri, andò ad arrestarlo, si scoprì che i resti dei corpi, quello che non mangiava, era in una caverna poco distante da lì. Jack e Line si sono messi insieme dopo aver scoperto che erano cotti l’uno dell’altra. I tre ragazzi oltre ad aver vendicato il loro amico ebbero vendicato anche Gef e per questo vennero ricompensati dalla famiglia del ragazzo e Martin riuscì a saldare il debito della madre. Mentre, beh, Steve adesso è in paradiso a giocare con il PC e a vegliare sui suoi amici come ha sempre fatto. Pure se il suo corpo è sepolto e senza vita, la sua anima rimarrà per sempre viva nei cuori dei suoi amici.

Il segreto di Alf
di Martino Viganò –  2G

In una giornata afosa d’estate, la sveglia suonò alle sette del mattino e Liam aprì gli occhi. Si alzò dal letto udendo lo sfrigolare della pancetta nella padella e si precipitò in cucina per fare colazione. Salutò suo padre, il quale gli rispose “buon giorno campione,  oggi arriveranno nuovi campeggiatori”.
Liam rispose “speriamo che non siano i soliti pescatori”, ma il padre lo rassicurò: “tranquillo figliolo, aspetta ancora e arriverà qualche ragazzo”. “Già” rispose Liam poco convinto.
I due vennero interrotti dall’arrivo della madre che li avvisò dell’arrivo dei nuovi clienti. Liam, incrociando le dita, corse all’entrata del campeggio per dare il ben venuto ai nuovi arrivati.
Appena vide le due famiglie scendere dai furgoni rimase di stucco nel vedere due ragazzi della sua età. Non capitava spesso che arrivassero dei giovani lì. Subito i tre ragazzi si guardarono intensamente e i nuovi arrivati si salutarono tra loro e Liam capì che i due si conoscevano da prima. Preso dall’imbarazzo scivolò davanti a tutti, rialzandosi impacciatamente urlò “tutto bene!!” suscitando le risa dei coetanei.
I due ragazzi appartenevano a due famiglie che abitavano in due diverse città della Svezia: Oscar e Agnes erano classici ragazzi per bene di città. Lei bionda, occhi azzurri bassa e carina, matura. Il padre di Oscar, l’altro ragazzo, era medico della polizia e quindi esperto di crimini ed indagini; Oscar era molto vanitoso, ma se lo si sopportava si scopriva un cuore d’oro. Fra loro erano molto amici anche se si vedevano solo durante le vacanze e sapevano che dovevano sempre ricominciare dall’inizio, come se non fossero in intimità, ma dopo poco si ritrovano grandi amici. Liam invece aveva 13 anni, carattere forte, curioso, incosciente, ostinato, scherzoso, portava gli occhiali, aveva molte lentiggini ed era riccioluto, alto e corpulento.
Quando le due famiglie si furono sistemate, i tre ragazzi iniziarono subito a conoscersi, parlando di storie di paura e poliziesche. A quel punto Oscar e Agnes, i figli delle famiglie, sembravano a loro agio e tra racconti del terrore e scorribande si fece sera e i ragazzi si coricarono nei loro alloggi. La mattina dopo, dopo aver fatto una colazione svedese, partirono per un’escursione. Liam, non avendo mai avuto amici, si era sempre dato all’esplorazione dei dintorni e conosceva bene il posto.
Disse “seguitemi, vi farò vedere il posto”.
Mentre giravano per il bosco si imbatterono in una catapecchia da cui si sentivano delle grida. Liam rassicurò i suoi amici dicendo “ non vi preoccupate, è solo il vecchio Alf, l’anziano pazzo che vive isolato qui”. Voltandosi videro però una donna che, ignorando le loro domande fuggiva via terrorizzata. I ragazzi entrarono subito in azione: entrarono nella catapecchia e trovarono tutto sottosopra. Oscar si accorse di un orologio rotto a terra: segnava le ore 12:23. Oscar disse ad Agnes: “forza scappiamo prima che qualcuno ci becchi qui!”
Nel giro di poco, il paese vicino al campeggio si riempì di polizia. I tre ragazzi chiesero subito cosa fosse successo e capirono che il signor Alf era stato ucciso. Il vecchio Alf non si vedeva in giro da sei mesi, ma non era strano, perché era isolato e burbero, viveva per i fatti suoi da quando gli era morta la moglie, lo vedevano in paese solo per gli acquisti di cose che non poteva prodursi da solo, come il sale. Nessuno sapeva molto di lui.
I tre corsero al campeggio e solo lì si chiesero cosa dovessero fare: dire alla polizia della donna e dell’orologio oppure proseguire le indagini da soli? Agnes, che era la ragazza più matura e seria disse che avrebbero dovuto subito raccontare tutto, ma i due i ragazzi la interruppero: “pensa che avventura potremmo vivere!” e convinsero Agnes.
Il padre di Oscar era un medico: il paese era molto piccolo e sperduto, non c’era un esperto di autopsie e così venne chiamato lui per analizzare il corpo. Al ritorno del padre, dopo circa 6 ore, Oscar pedinò il padre, un uomo un po’ sciocco, e riuscì a rubargli i documenti dell’autopsia.
I ragazzi si unirono a triangolo sotto un albero; erano molto eccitati ma anche stressati. Agnes aprì la busta e dopo aver letto subito disse: “caspita! L’orario dell’orologio rotto non combacia con l’ora della morte, che è avvenuta ore prima!”
Liam raccontò agli amici di aver sentito il padre che raccontava che la polizia aveva fermato il guardacaccia: Alf litigava spesso con Arnold, un signore della guardia forestale che continuava a dargli fastidio, sospettando che l’anziano facesse qualcosa di losco, cioè che avesse degli animali selvatici chiusi in cantina: pretendeva di poter guardare per assicurarsi che non fosse così, avendo sentito più di una volta degli strani versi e dei lamenti provenire dalle cantine di Alf. Questo però ogni volta lo cacciava via sgarbatamente. Gli amici decisero di indagare meglio sulla scena del crimine. Si diedero appuntamento alle tre di notte per intrufolarsi nella casa di Alf. Quando entrarono nella catapecchia, notarono che la porta della cantina era aperta: due giorni prima, quando erano entrati la prima volta, era chiusa. Agnes era molto spaventata e chiedeva agli altri di andarsene, ma i due iniziarono a scender le scale. Trovarono un letto e un tavolino e nel cassetto trovarono una vecchia foto di Alf abbracciato a una ragazza incinta. Improvvisamente si sentì un rumore nel bosco e i tre ragazzi scapparono via, portandosi dietro la foto.
Il giorno dopo andarono al villaggio e chiesero informazioni sulla vita privata di Alf.
Bianca, la ex netturbina, oggi una anziana in pensione, raccontò di ricordarsi che l’uomo era un ragazzo molto aperto, innamoratissimo di questa ragazza. Stranamente la moglie, incinta del loro primo figlio, scomparve intorno al nono mese di gravidanza: tutti in paese pensarono che fosse morta con il bambino durante il parto e da allora lui si chiuse in casa diventando burbero e aggressivo. Aggiunse che l’unica che poteva avere informazioni più recenti su Alf forse era Francesca: oltre ad Arnold, questa Francesca si recava spesso su per il monte, dicendo a famiglia e amici di andare a cercare funghi, ma senza mai portarne indietro.
Agnes disse a Liam: “Forse questa Francesca ha sentito qualcosa in più di noi!, ma Liam, ribattè “Forse è proprio la ragazza che abbiamo visto scappare via!”, Oscar disse: “Andiamo ad investigare!”
Allora i tre andarono nell’alloggio di Francesca e la misero alle strette. Lei sconfortata confessò. Si scoprì che il vecchio signore aveva una relazione di amicizia con Francesca, la cassiera del supermercato. La ragazza lo andava a trovare portandogli dei beni primari come pane o zucchero, oppure giocavano a scacchi: lui le aveva confessato di avere un figlio disabile, che lui per proteggerlo, teneva nascosto in cantina; ma le aveva fatto promettere di non dire nulla a nessuno. L’altro giorno Francesca entrò come al solito in casa, ma vide che tutto era in disordine e guardandosi intorno fece accidentalmente cadere l’orologio di Alf che si ruppe e si fermò alle ore 12:23. Poi spaventata scappò subito via. Francesca si sentiva in colpa per non aver controllato se Gianni stesse bene, pur vedendo la casa mezza distrutta e per non aver informato la polizia di tutto ciò.
I ragazzi capirono cosa era successo e partirono alla ricerca di August, il figlio di Alf, nel bosco. Lo trovarono mentre piangeva di fianco ad un fiume, molto spaventato. A quel punto Agnes corse a chiamare la polizia e i tre raccontarono di aver trovato il colpevole: la polizia arrivò e li prese insieme al figlio di Alf, che venne portato via grazie alla presenza di un assistente sociale e una psicologa. Albert aveva una disabilità mentale e sembrava un bambino di 6 anni, pur essendo nel corpo di un uomo enorme: confessò tutto. Albert, che ogni tanto poteva girare per casa, vedendo dalla finestra dei ragazzi adolescenti liberi di andare in giro e divertirsi, aveva litigato con il padre pretendendo di uscire ed essere libero. Litigando lo aveva spinto giù dalle scale e Alf si era spezzato il collo. Preso dal panico aveva spostato il corpo in cantina e poi era scappato nel bosco.
Tutto era risolto. Il guardacaccia, in custodia perché sospettato dalla polizia, venne liberato e i ragazzi vennero sgridati per aver ficcato il naso in cose che non li riguardavano. Il poliziotto capo si prese il merito di tutta l’indagine. I ragazzi tornano a casa e si ricordarono di questa avventura per tutta la loro vita.
Quando finirono le vacanze Liam, Oscar e Agnes dovettero salutarsi, ma si diedero appuntamento per l’estate successiva.

Il rapimento di San Valentino
di Vittoria Pistarino e Wilma Zichella – 2B

San Valentino è il giorno degli innamorati, ma non per tutti. Il 15 febbraio 1905 la detective parigina Ginevra Dubois, la più famosa della città, venne chiamata di mattina presto perchè era scomparsa una persona e lei doveva indagare con il suo aiutante Ethan Lour . Era scomparso un ragazzo di nome David. La sua scomparsa fu denunciata dalla sua ragazza che lo aspettava la sera di San Valentino per andare a cena insieme. Ginevra interrogò la compagna : «Allora, quando ha visto l’ultima volta David? Ha notato qualcosa di particolare? Dov’era ieri pomeriggio?»
«Ieri mattina abbiamo fatto colazione insieme, era strano, aveva una faccia preoccupata. Ieri ero a casa» disse la ragazza.
Dopo la detective volle indagare su David, magari poteva trovare degli indizi che gli sarebbero stati di aiuto. Ethan aiutò la detective e trovò qualcosa di interessante. David aveva diversi debiti con persone poco raccomandabili. Il giorno dopo andarono a casa di David per trovare qualche indizio. La casa era buia con poche finestre, aveva tanti quadri e tante foto con sfondi di paesaggi di campagna. Sicuramente era un amante della natura. Avevano scoperto che aveva un amico di nome Luca Ertò. La detective trovò vicino alla porta un mazzo di fiori, un pacchetto di cioccolatini e delle impronte. Ginevra si avvicinò alle impronte per osservarle attentamente e poi le fece analizzare da Ethan.
«È una scarpa grande, sarà un 41 di piede» disse il ragazzo.
«Bravo Ethan per essere più precisa quello è un 41, 5 lo si può capire confrontando l’impronta della tua scarpa con quella trovata sul pavimento». Prima di uscire da casa di David videro la sua vicina di casa e le chiesero qualche informazione su David e sulla sua famiglia. La signora disse che non conosceva bene David, non aveva ottimi rapporti con la famiglia ma li aveva sentiti più di una volta litigare.
Ginevra aprendo un cassetto trovò delle lettere minatorie . Sotto le lettere c’era una firma “Marco Gingre”. Provò a indagare su questo personaggio e scoprì che era un ex carcerato. Dopo averlo trovato lo interrogarono per capire se fosse coinvolto . Ginevra quando vide Marco gli chiese se conoscesse David e dove si trovasse quel pomeriggio. Lui le disse che non erano in ottimi rapporti. David gli doveva dare molti soldi. Le disse che non era stato lui e che quel pomeriggio si trovava in palestra. Le indagini continuarono, i detective successivamente incontrarono il fratello Giovanni e la cugina Margherita gli unici parenti di David . La detective gli chiese in che rapporti erano con David e dove erano il giorno della scomparsa. Ginevra notò che dicevano tutti e due le stesse cose come se si fossero messi d’accordo, nel caso fossero interrogati. Dissero che i rapporti con David erano abbastanza sereni e che quel pomeriggio erano andati al cinema insieme. Dopo andarono nel loro studio per fare il punto della situazione. Indagarono sull’amico ma non trovarono tanto. La detective per ogni caso  di cui si occupava, prendeva un quadernino nuovo ed annotava gli elementi di indagine. Cominciarono a riflettere sugli indagati. Controllarono se la fidanzata avesse detto la verità, si resero conto che aveva detto la verità perchè la sua vicina di casa non l’aveva vista uscire per tutto il pomeriggio: aveva un alibi solido.
Confermarono che Marco Gingre era in palestra fino alle 17:10 quindi poteva avere il tempo di cambiarsi e rapire David. Il suo movente? David non gli aveva restituito tutti i soldi che gli aveva prestato.
Giovanni e Margherita non avevano detto la verità. Il giorno della scomparsa dissero che erano al cinema ma il cinema era chiuso quel giorno. Il loro movente? Forse David doveva dare loro dei soldi.
Per ultimo c’era Luca Ertò, un ragazzo simpatico , però un po’ invidioso di David. Il suo movente? Invidia.
Ormai la giornata era finita e decisero di continuare la loro indagine il giorno dopo. L’indomani pensarono di approfondire meglio le indagini su Marco Gingre perchè secondo loro non aveva detto tutta la verità. Chiesero di rincontrare l’uomo per fargli qualche domanda.
«Buon giorno, dov’era il giorno della scomparsa alle 17:15 ?» chiese la detective.
«Ero andato nel bar dove vado di solito a giocare a carte con i miei amici. Ho perso dei soldi . Non ho rapito David!» disse Gingre
«Stia calmo è accusato di rapimento, gli ricordo! Quando è uscito da quel bar? Perché non c’è l’ha detto?»
«Non mi ricordo quando sono uscito, non l’ho detto perchè non lo ritenevo importante, adesso posso andare?»
«Si» disse Ethan.
Quando se ne andò Ethan fece un respiro di sollievo, la detective inizialmente pensò che fosse stato proprio lui: aveva pensato di rapirlo per poi chiedere il riscatto alla famiglia. Decisero di andare a casa di Gingre per vedere se David si trovasse lì. Viveva fuori Parigi, quando arrivarono a casa, bussarono, gli aprì Marco, Ethan e Ginevra non trovarono traccia di David a casa sua. Tornarono nel loro studio ma prima verificarono se Marco Gingre avesse dei terreni di sua proprietà e trovarono che aveva tre terreni e in due di questi possedeva due cascine . Ethan e Ginevra si eccitarono perchè pensavano di trovare David in una di queste. Di pomeriggio andarono a vedere la prima casa, era abbandonata, entrarono senza fatica perchè le porte erano rotte. Era sporca, c’era muffa ovunque , nell’aria un odore terribile e tantissima polvere.
«Questa casa è disabitata da anni» disse Ethan.
Aprirono tutte le porte che davano sulle stanze, sempre con la speranza di trovare David ma nella prima cascina David non c’era, andarono nella seconda casa quella era diversa dalla prima, era più curata. Aveva le pareti senza muffa, c’era un odore gradevole, neanche un po’ di polvere, era pulitissima.
«Questa è una casa molto curata, non è abbandonata, magari Marco la usa come casa vacanze» disse Ethan.
Aprirono ogni porta con l’ansia di non trovare nessuno. L’ultima porta la aprirono piano piano con la speranza di trovare David, accesero la luce, ma non videro nessuno solo una semplicissima camera da letto. Con la tristezza negli occhi si misero in macchina e se ne andarono. Il giorno dopo esclusero l’ex carcerato e tornarono al punto di partenza senza un’idea precisa. Pensarono subito all’amico, sapevano che era molto invidioso di David quindi poteva essere lui il colpevole. Chiesero di incontrarlo per fargli qualche domanda su David e sul loro rapporto.
«Salve signor Ertò, conosce bene David?» chiese Ethan. «Era mio amico, gli volevo bene».
«Perchè parla al passato signor Ertò? Che numero ha di piedi? » chiese la detective.
«Nell’ultimo periodo non ci sentivamo tanto perchè ero invidioso, conosceva tutti, era popolare. Ho il 41 di piede».
«Abbiamo finito grazie, può andare» disse la detective.
«Grazie, arrivederci».
Pensarono ancora che fosse lui, ogni cosa portava a Ertò. Forse erano arrivati al traguardo. Un giorno arrivò nello studio della detective il fratello di David, Giovanni voleva aiutarli a ritrovare il fratello scomparso, disse che se avessero avuto di bisogno lui era a loro disposizione. Le indagini proseguirono ma senza risultato. Luca nel giorno della scomparsa non era a Parigi quindi non poteva essere stato lui. Rimase solo un’ ipotesi per trovare il colpevole anche se era la più improbabile. Vollero interrogare il fratello e la cugina. Però non vennero all’appuntamento ne a quello successivo. Dissero che stavano male. In quei giorni dovettero trovare le prove per incriminarli. Ormai era più di una settimana che David era scomparso. Successivamente cominciarono a indagare meglio su Marco e Margherita : Marco lavorava come insegnante in una scuola del centro di Parigi. Un ragazzo alto, magro con degli occhiali rotondi e capelli marroni e corti. Dov’era il giorno della scomparsa : era al cinema con la cugina. Il suo movente? Forse per soldi. Margherita lavorava come commessa in una drogheria fuori Parigi. Ragazza bassa, un po’ cicciottella, occhi azzurri, capelli ricci e castani. Dov’era il giorno della scomparsa: era al cinema con il cugino. Il suo movente? Forse come il cugino per soldi.
Era inverno faceva freddo e pioveva, il cielo era scuro. La detective si ammalò e così il caso lo dovette continuare Ethan. Sono una bella coppia, non amano lavorare divisi. Si dice l’unione fa la forza ed è vero. Sono due persone un po’ diverse. Ethan è un ragazzo giovane, elegante, gentile, disordinato. Ginevra invece è una ragazza che ama il suo lavoro e ha faticato molto per ottenerlo, è molto elegante, indossa in inverno sempre un cappottino rosso con i bottoni neri; è molto precisa e non si fa scappare niente. Ha cominciato a fare la detective perchè da piccola perse il padre e nessuno le diede una seria spiegazione e così il suo mistero rimase nell’ombra. Da quel momento decise di diventare detective per aiutare gli altri nella ricerca della verità.
Ethan proseguì le indagini, però senza risultato, c’era bisogno della detective per continuare. Quando la detective si rimise in forma tornò a lavorare sul caso di David, volle interrogare Marco e Margherita per sapere se c’ entrassero o meno nella scomparsa di David:
«Buon giorno Marco, che numero di piedi ha? »
«Ho il 41 mezzo perchè me lo chiede?» disse Marco.
«Per curiosità quando ha visto suo fratello l’ultima volta? »
«Il giorno prima che scomparisse, è una persona gentile e disponibile, chi può avergli fatto del male? » disse il fratello.
«Abbiamo finito può andare, faccia entrare sua cugina» disse la detective «Buongiorno, cosa aveva indossato il giorno che David era scomparso?»
«Avevo messo un vestito blu, che domande sono queste! Perchè le interessa sapere come ero vestita il giorno della scomparsa, l’importante è trovare David!» disse Margherita.
«Si calmi signora, lo troveremo David. Può andare se avremo bisogno la chiameremo» disse Ethan.
La detective notò che la ragazza era molto turbata ma non per la scomparsa di David, anzi per qualcosa che stava succedendo. La detective volle capire perchè era così turbata, voleva arrivare in fondo alla storia però non trovò niente che le potesse interessare.
Il giorno seguente nello studio arrivò la fidanzata di David che doveva dirle qualcosa di molto importante che poteva aiutare a trovare David.
«Buon pomeriggio, scusi se la disturbo ho trovato degli indizi che potrebbero essere utili per trovare David. Mi sono ricordata che l’ultima volta che ci siamo visti David come le dicevo era strano, quando ci siamo salutati lui subito dopo incontrò la cugina per discutere. Non so di che cosa parlarono perchè poi dovetti andare via, però delle mie amiche che vivono nel palazzo vicino al bar videro discutere David con sua cugina che indossava un vestito blu ed appariva molto agitata, mentre parlavano di eredità. Ecco non so altro» disse la ragazza.
«Grazie mille» disse Ethan.
Cominciarono a pensare che fossero stati proprio loro a rapirlo, però ancora non potevano incriminarli perchè non avevano tutte le prove. Decisero ti tornare a casa di David. Quando arrivarono guardarono più attentamente gli indizi, notarono che nelle impronte che c’era il nome di un negozio di Parigi.
«Io lo conosco!!!» disse Ginevra.
Andarono subito in quel negozio di scarpe con una foto delle suole. Chiesero chi avesse comprato quel paio specifico di scarpe. Il negoziante disse che aveva venduto solo un paio di scarpe con quella suola. Ethan chiese se si ricordasse chi le avesse comprate ma la risposta fu negativa. Sicuramente fu Giovanni a comprare quel paio di scarpe. Ormai avevano tutte le prove e mancava solo dove avevano nascosto David. Ritornarono a casa di David per trovare qualche indizio. Non trovarono niente di utile, prima di uscire dalla porta Ginevra si girò guardò i quadri e le foto. La soluzione l’avevano sempre avuta sotto gli occhi, la detective guardò attentamente le foto di famiglia che come sfondo avevano paesaggi di campagna. Capirono tutto, appena usciti dalla casa andarono a controllare se in famiglia avessero una cascina fuori città. Trovarono una cascina in campagna che era di David. Andarono subito a controllare: forse vedevano la luce in fondo al tunnel! La casa era vecchia, entrarono in silenzio senza fare rumore, il loro cuore batteva fortissimo. Cominciarono ad aprire ogni porta ma non c’era nessuno. Aprirono l’ultima porta piano piano senza fare rumore, toccarono l’interruttore della luce e l’accesero. Trovarono lì David, denutrito, legato ad una sedia, non aveva più voce. Provò a dire qualcosa ed era visibilmente provato. David li ringraziò per averlo salvato. Dopo si misero in macchina e  tornarono a casa. Ethan e Ginevra avevano un sorriso in volto grandissimo, ce l’avevano fatta. Incriminarono il fratello e la cugina. David disse che non aveva un ottimo rapporto con Marco e Margherita.Perché l’avevano fatto?
Marco aveva prestato a David molto soldi, in quel periodo ne aveva un gran bisogno, ma David non volle renderli. Anche Margherita prese parte a questo rapimento perchè odiava David. La madre di Margherita prima di andarsene intestò a Margherita un pezzo di terreno e a David la casa di famiglia, in campagna, dove poi era stato ritrovato. Margherita voleva quella casa a tutti i costi. Quando scomparve, la cugina gli chiese di far cambio ma lui non ne volle sapere. E così Marco e Margherita nel pomeriggio circa alle 17:30 andarono a prenderlo, lo bendarono, gli tapparono la bocca e lo misero dentro un furgone. Il giorno dopo uscì sul giornale la foto di Ginevra e di Ethan, eroi detective . L’indomani la ragazza di David incontrò la detective, l’abbracciò piangendo e le sussurrò all’orecchio “grazie”. La detective sorrise. Aveva fatto solo il suo lavoro.